Persecuzione e animalicidio: imputato assolto. Non ha scatenato il suo dobermann contro i gatti del vicino

Lite tra cognati con gli animali domestici a fare, giocoforza, da protagonisti

L’esterno del tribunale di Brescia (Fotolive)

L’esterno del tribunale di Brescia (Fotolive)

Brescia, 23 ottobre 2015 – 'Parenti serpenti'  e vicini di casa con una guerra in corso nella quale si fronteggiano inconsapevolmente pure i poveri animali domestici: da un lato c’è un cane dobermann, dall’altro una moltitudine di gatti. Un’impari lotta nella quale ad avere la peggio sono sempre i felini, a ripetizione sbranati dal «miglior amico dell’uomo» che non sempre per istinto è tale nei confronti dei suoi compari a quattrozampe. E’ una storia a base di ritorsioni, dispetti e sangue quella che ha tenuto banco ieri in tribunale.

A processo per stalking e animalicidio, un cremonese residente a Quinzano D’Oglio, L.B. . Il giudice Tiziana Gueli ha dichiarato il non luogo a procedere per gli atti persecutori (nei mesi scorsi c’era stata una remissione di querela) mentre ha assolto il padrone dell’aggressivo dobermann dal secondo capo di imputazione "perché il fatto non sussiste". La procura – in aula c’era il viceprocutarore onorario Rosanna Rossetti - aveva chiesto una condanna a 4 mesi. Secondo il pm titolare del fascicolo Ambrogio Cassiani, – lo stesso magistrato che ha sostenuto l’accusa contro i gestori di Green Hill – L.B. liberava apposta il cane dal recinto per aizzarlo contro i gatti del cognato, con il quale intercorreva un rapporto di pessimo vicinato. Il dobermann ha sbranato in poco tempo quindici felini, in qualche caso forse anche sotto gli occhi del nipotino, un bimbo di qualche anno (padre e figlio si sono costituiti parte civile tramite l’avvocato Sandro Mainardi).

La vicenda  è sfociata in denuncia nel 2013 ma si trascinava da anni. In bega per questioni di proprietà familiari contese, inquilini due appartamenti della stessa cascina, il 47enne e il cognato sono più volte arrivati ai ferri corti tra insulti, litigi e dispetti singolari, quali spargere sale nell’orto per fare morire le coltivazioni. La tensione è però esplosa per colpa del triste destino dei gatti, prede continue del dobermann alloggiato nello spazio comune. Lo scorso marzo le parti in causa avevano tentato di trovare un accordo. La querela per stalking nei confronti dell’imputato era stata rimessa a patto che tenesse sempre il cane nel recinto.

La strage di felini è però proseguita, così come l’indagine (l’animalicidio è reato procedibile d’ufficio). Di recente inoltre un gatto per l’accusa sarebbe addirittura stato schiacciato apposta con un trattore. Per la difesa, rappresentata dall’avvocato Alberto Scapaticci, L.B. è innocente: l’investimento era stato involontario e non v’è prova dell’istigazione del cane, che scappava dal recinto.