Offende la ragazza e accoltella il fidanzato. Telecamere incastrano tunisino: arrestato

Brescia, nordafricano arrestato tre mesi dopo la lite scoppiata in stazione di Beatrice Raspa

Nel riquadro il frame del video che mostra l'aggressione

Nel riquadro il frame del video che mostra l'aggressione

Brescia, 23 settembre 2014 - Un apprezzamento di troppo alla fidanzata, e in strada è spuntata la lama con tanto di regolamento di conti. Caso risolto. A tre mesi di distanza, la Mobile ha arrestato l’uomo che a inizio estate in zona stazione ferroviaria aveva sferrato una coltellata a un 32enne albanese, salvo per miracolo. Si tratta di B.W., un 27enne tunisino. A incastrarlo, le immagini delle telecamere, che lo inchiodano mentre vibra un fendente all’addome dell’immigrato dell’est. Il nordafricano non solo ha tentato di depistare le indagini addossando la colpa al cugino, ma al momento dell’arresto si è pure scagliato contro i poliziotti — un paio di agenti hanno rimediato lesioni giudicate guaribili in una decina di giorni — peggiorando la sua posizione. I guai per il 27enne sono iniziati il 20 giugno alle 17,50, quando al 113 è arrivata la segnalazione di un accoltellamento in via Solferino, all’altezza del civico 1.

Una volta sul posto, la volante non ha trovato nessuno: L.P., il 32enne ferito, era già stato accompagnato in ospedale da alcuni amici — ricoverato al Civile in prognosi riservata, ne è uscito vivo ma senza cistifellea — mentre l’aggressore era sparito. I poliziotti hanno iniziato a indagare, raccogliendo le prime testimonianze. Concordanti le versioni delle persone che erano in compagnia della vittima al momento della coltellata: il 32enne era seduto al tavolino esterno della kebbaberia di via Solferino 1 con la fidanzata e un’amica. D’un tratto la sua ragazza, dopo essersi allontanata per recarsi in un supermercato della zona, sulla via del ritorno si è imbattuta in due magrebini che le hanno esternato apprezzamenti pesanti.

I nordafricani, con cui c’era una donna romena, stazionavano vicino a un portone al civico 3, a due passi dal compagno della giovane molestata. La reazione del 32enne albanese non si è fatta attendere: L.P. ha avvicinato i maleducati ed è scattata una discussione. La lite sembrava conclusa con un ceffone mollato al fidanzato vendicatore il quale ha tentato inutilmente di inseguire e acciuffare l’autore del manrovescio. Invece il battibecco è proseguito con l’amico rimasto davanti al portone. Questi, all’apparenza distaccato e tranquillo, ha però estratto a tradimento un coltellino e lo ha piantato nell’addome dell’albanese. Poi si è dileguato con l’amica.

Le immagini del circuito di videosorveglianza del vicino albergo hanno chiarito che ad aggredire è appunto stato il 27enne tunisino. B.W. nei giorni seguenti all’accoltellamento era peraltro stato fermato in occasione di alcuni controlli e il suo abbigliamento — una maglietta rossa e pantaloni con stampa militare — appariva singolarmente coincidente con quello indossato dall’aggressore il 20 giugno. Il giovane però ha negato di avere vibrato il fendente. La responsabilità a suo dire era del cugino, del quale quel giorno portava suo malgrado i vestiti. «Lui mi ha chiesto di scambiarci gli abiti per poter scappare dalla polizia» è stata la giustificazione. Una versione avallata dall’amica, per questo indagata per favoreggiamento. Il racconto non ha retto agli accertamenti della Mobile, che ha raccolto sufficienti elementi per chiedere e ottenere una misura restrittiva nei confronti del ragazzo. Ordinanza di custodia cautelare alla mano, i poliziotti hanno rintracciato B.W. di nuovo dalle parti della stazione, con sé il solito coltello. Ha provato a scappare e a reagire, ma è stato inutile.