2008-07-29
di MARIO PARI
— BRESCIA —
L'OPERAZIONE "Torri" ieri ha mosso il primo piccolo, ma fondamentale, passo. Può sembrare poca cosa, infatti, un incontro nella prospettiva e nel percorso che porteranno all'abbattimento di due palazzoni da 18 piani. Ma l'amministrazione comunale, sin da quando ha annunciato l'intenzione di abbattere il "Tintoretto" e il "Cimabue", le due "torri" del quartiere San Polo, appunto, ha spiegato tutto sarebbe avvenuto attraverso il coinvolgimento dei residenti. E ieri, a palazzo Loggia, questa serie di consulatazioni con il territorio, è iniziata. Sono stati l'assessore alla Casa Massimo Bianchini e alla Famiglia Giorgio Maione a incontrare i rappresentanti delle prime associazioni, delle parrocchie e realtà ecclesiastiche insediate da anni nella zona di "San Polo Nuovo", dove sorgono le "torri. «È iniziato - ha detto Maione - un percorso di confronto importante, che servirà certamente a questa città, a rendere uno dei suoi quartieri più problematici, un quartiere piu bello e crediamo che grazie all'intervento di queste realtà potremo comunicare meglio alle famiglie coinvolte, agli anziani coinvolti, come opereremo».

HA QUINDI ribadito che «è sicuramente nostra intenzione migliorare la coesione sociale in quel territorio e quindi questo diventa uno strumento di partecipazione molto importante, di condivisione partecipata del progetto». All'assessore è stato quindi fatto presente che secondo l'architetto Leonardo Benevolo, che progettò i palazzoni nei primi anni '80, il problema non è rappresentato dalle "torri", ma da come sono state utilizzate e da chi è stato fatto entrare ad abitarci nel corso degli anni. «Il problema - replica l'assessore - sono diventate anche le torri: tante persone nello stesso luogo, dove ci sono problemi d'ascensori, dove ci sono anziani in difficoltà,. Bisogna far vivere un quartiere, far sì che ci sia condivisione dei problemi, relazioni sociali. Non è solo questione delle due torri, ma è un'idea di quartiere, è il voler ridisegnare e ripensare il quartiere. Abbattere le due torri può sembrare una cosa simbolica, ma certo vogliamo creare luoghi d'incontro in cui le persone socializzino.»