Giornata da star per i borghi storici, ma c’è una piccola Lombardia in crisi

Troppi paesi fantasma. La Regione punta sugli «Alberghi diffusi» di Paolo Galliani

Santuario di Montecastello

Santuario di Montecastello

Milano, 11 ottobre 2015 - A vederli così, riempiono il cuore: curati e ben tenuti, arredati ad arte e ospitali, perfino sostenibili, perché nell’Italia di oggi per essere “Bandiera Arancione” bisogna anche dimostrare di avere una buona confidenza con la raccolta differenziata. Sono davvero delle perle i 120 borghi italiani del Touring Club che oggi si meriteranno la vetrina, piccole comunità che non hanno mai ceduto alla deriva stile Luna Park per turisti “mordi e fuggi”: questa domenica è la loro “Giornata” ed è giusto dare loro merito. Molti sono anche lombardi, micro-gioielli urbani come Bienno e Castellaro Lagusello, Gromo e Clusone. Ma se i riflettori accenderanno l’attenzione sui piccoli Comuni (meno di 15mila abitanti) che registrano una sorprendente vivacità economica e culturale, addirittura un incremento demografico, porteranno anche a meditare sui tanti, troppi paesini “fantasma”, vittime dell’assenza di prospettive lavorative, dell’isolamento geografico spesso dell’incapacità di politici e amministratori locali. Drammatica la situazione in alcuni dei 36 Comuni lombardi con meno di 200 abitanti individuati dall’Anci in anni non lontani. C’è chi si è premurato di censirli, dando loro nomi che oggi brillano nei siti web tematici: dalla bergamasca Canto alla comasca Rovolè, dalla lecchese Consonno alle valtellinesi Piazzeda, Bratta e Roncaiola, dalla bresciana Isola di Cevo alle tenerissime Pragaglia e Narigazzi nell’Oltrepò Pavese.

Tant'è. Qualcosa si sta muovendo. La Regione nel 2014 ha firmato una normativa che stoppa il consumo continuo di suolo agricolo e più di recente ha attivato un Progetto voluto dall’assessore al turismo Mauro Parolini che promuove i cosiddetti «alberghi diffusi», strutture in parte già sperimentate in Lombardia (Alta Bergamasca, Tiranese, eccetera) che potrebbero regalare il graduale recupero di insediamenti abbandonati da tempo. Resta comunque il modello del Touring, che gli esperti di analisi territoriali come Marco Girolami e Isabella Andrighetti hanno trasformato in un format esemplare. In effetti sono centinaia le candidature che arrivano all’attenzione della benemerita istituzione di corso Italia, a Milano, come conferma il presidente Franco Iseppi che da tempo sollecita interventi che stimolino comportamenti virtuosi e offrano condizioni favorevoli a chiunque dimostri di preferire alle nuove edificazioni il recupero di edifici e borghi altrimenti condannati all’abbandono.

Come una metafora, una piccola realtà dell’Oltrepò Pavese sta diventando il paradigma di una nuova frontiera per i «borghi fantasma», come ama ricordare Wilma Pirola, presidente della Coldiretti del Pavese. La storia è quella di don Massimiliano, sacerdote di Colleri di Brallo di Pergola, che ha rilevato un piccolo allevamento, dando così una scossa positiva ad un lembo dell’Oltrepò sempre meno capace di sfamare i suoi abitanti grazie alla sola l’agricoltura praticabile in zone collinari poco remunerative. Una bella parabola in un minuscolo borgo della valle Staffora: un prete che coltiva la terra e insieme le anime.

di Paolo Galliani