Palestra, calcetto e visite di familiari: la nuova vita in carcere di Bossetti

Nuova vita in carcere per Massimo Bossetti, mentre si avvia a quello che sarà probabilmente uno degli ultimi incontri con il magistrato di Gabriele Moroni

Massimo Bossetti (Foto Facebook)

Massimo Bossetti (Foto Facebook)

Brembate di Sopra (Bergamo), 23 novembre 2014 - Nuova vita in carcere per Massimo Bossetti, mentre si avvia a quello che sarà probabilmente uno degli ultimi incontri con il magistrato. Bossetti ha recuperato quella cura della forma fisica a cui ha sempre tenuto: pratica sport, è assiduo della palestra del carcere bergamasco di via Gleno. È una vita diversa per il muratore di Mapello accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio, iniziata il 28 ottobre quando, dopo quattro mesi, ha lasciato l’isolamento. È stato accolto nella sezione “protetti”, riservata ai detenuti che per la particolare tipologia dei reati di cui sono accusati devono rimanere rigorosamente separati dalla comunità del carcere. Appena può Bossetti raggiunge la palestra dove si trattiene a lungo e disputa partite di calcetto con i compagni di detenzione.

Una volta la settimana è da lui la moglie Marita Comi. Qualche tempo fa ha ricevuto anche la seconda visita del padre Giovanni. Un padre putativo dopo che la genetica ha svelato con scientifica sicurezza che il padre naturale di Bossetti è l’autista Giuseppe Guerinoni, morto nel 1999. Domani mattina Bossetti verrà nuovamente interrogato dal pm Letizia Ruggeri. Sarà un interrogatorio che una fonte investigativa definisce di “fine indagine”, una sorta di prova appello offerta all’arrestato perché confessi una colpevolezza che ha sempre negato ma di cui gli inquirenti sono assolutamente certi. In più, nell’ultimo periodo sarebbero emerse alcune contraddizioni nel suo racconto che il pm intenderebbe contestare a Bossetti. 

In questo avvicinamento a un primo finale di partita potrebbe inserirsi un altro episodio. Una quindicina di giorni fa i carabinieri hanno ascoltato (un po’ a sorpresa e per la quarta volta) Marina Abeni, una impiegata vicina di casa della famiglia Gambirasio in via Rampinelli a Brembate di Sopra. La Abeni ha sempre dichiarato, senza mai modificare la sua versione, che attorno alle 18.30 del 26 novembre, quando Yara scomparve dopo avere lasciato il centro sportivo, era uscita per portare a spasso i suoi due cani. A una distanza di un centinaio di metri, all’incrocio fra via Rampinelli e via Ravasio, aveva notato due uomini che camminavano verso di lei e quindi in direzione della vicina palestra. Bianchi, sui 35-40 anni, vestititi con giacconi scuri, uno alto un metro e 80, l’altro più basso, tarchiato, sul metro e 75, un berretto nero in testa. Discorrevano concitatamente e uno dava l’impressione di strattonare l’altro. Quando la donna li aveva incrociati, la cagnolina Lily aveva abbaiato contro di loro. Il più nervoso dei due aveva lanciato una imprecazione e si era mostrato contrariato quando il compagno aveva scambiato, in italiano, qualche parola con la Abeni.A Marina Abeni sarebbero state mostrate delle immagini di Bossetti, fra cui scatti di qualche anno fa. Ma va precisato che Massimo Bossetti è tutt’altro che alto ed è piuttosto esile.

gabriele.moroni@ilgiorno.net