Stupra collega a fine turno: condannato a 4 anni

Quattro anni di reclusione per il 63enne che violentò la donna nello scantinato. Il pm aveva chiesto 24 mesi di MICHELE ANDREUCCI

Violenza

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Bergamo, 6 maggio 2016 - E' stata violentata dal collega che lavorava con lei in una impresa di pulizie di Zanica, un boliviano di 63 anni, separato con tre figli, un precedente per guida in stato di ebbrezza. L’episodio era avvenuto nel settembre del 2011 nello scantinato di uno stabile di via Tolstoj, a Bergamo. Ieri l’uomo è stato condannato dal collegio giudicante del tribunale, presieduto dal giudice Vito Di Vita, a 4 anni di reclusione per violenza sessuale, due anni in più della pena chiesta dal pubblico ministero Carmen Pugliese.

Non solo. Il 63enne, difeso dall’avvocato Rocco Lombardo, dovrà anche pagare una provvisionale di 20mila euro a favore della vittima, 43 anni, parte civile al processo con l’avvocato Marta Vavassori. L’imputato, che non è mai stato arrestato né sottoposto a misure cautelari, ha sempre respinto le accuse: «Non ho violentato la mia collega, non c’è mai stato neppure un rapporto sessuale consenziente, non capisco perché mi abbia denunciato», ha detto in aula. La vicenda inizia il 14 settembre del 2011. I due trascorrono la mattina a fare le pulizie nel condominio di via Tolstoj: scale, androni, pianerottoli. Terminato il lavoro, l’uomo e la donna, che ha una figlia ma non è sposata, scendono insieme nello scantinato per depositare in uno sgabuzzino scope e detersivi. All’improvviso scatta qualcosa e l’atteggiamento del 63enne cambia. Secondo la denuncia presentata dalla donna ai carabinieri, l’uomo l’afferra per le spalle, la sbatte per terra e la violenta. Quindi, come se nulla fosse, sale le scale, si mette alla guida della sua vettura e se ne torna a casa.

La vittima, sotto choc per l’accaduto, raggiunge la propria abitazione, senza passare dall’ospedale per farsi refertare. Dopo una settimana la donna rivela l’accaduto al titolare dell’azienda, che per tutta risposta la invita a tacere per il buon nome della ditta. A quel punto la 43enne rompe gli indugi e si presenta ai carabinieri per denunciare lo stupro. Nella sua arringa l’avvocato Lombardo, che ha già annunciato l’intenzione di ricorrere in appello, si è soffermato proprio sul fatto che la vittima ha impiegato sette giorni prima di denunciare la presunta violenza sessuale subita dal collega e che non si era recata in ospedale per farsi medicare.