Ragazze rapite in Siria, nuove speranze per un rilascio

Secondo quanto riferito da una fonte della sicurezza irachena di stanza a Dohuk, 12 ragazze yazide rapite da un gruppo di combattenti dello Stato islamico sarebbero state liberate e condotte nell’aeroporto militare di Zakho di Paolo Candeloro

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo (Ansa)

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo (Ansa)

Varese, 22 ottobre 2014 - Si riaccende almeno indirettamente la speranza per Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, anche se - a quasi tre mesi dal giorno del sequestro - la vicenda resta parecchio intricata. Secondo quanto riferito da una fonte della sicurezza irachena di stanza a Dohuk, 12 ragazze yazide rapite da un gruppo di combattenti dello Stato islamico sarebbero state liberate e condotte nell’aeroporto militare di Zakho, mentre nel mese di agosto 300 donne della medesima comunità religiosa erano state prelevate da alcuni uomini dell’Is e successivamente vendute in Siria per 100 dollari l’una. Nessun riferimento diretto alla vicenda delle due giovani italiane, in riferimento alle quali il governo italiano ha sempre smentito l’ipotesi che si potessero trovare nelle mani dello Stato islamico: ma è indubbio che notizie come quella del rilascio delle 12 ragazze yazide contribuiscono certo a infondere qualche speranza in più alle famiglie di Greta e Vanessa.

Piccoli segnali positivi, dunque, nel contesto di una situazione che resta comunque angosciante. Era il 1° agosto quando Greta Ramelli e Vanessa Marzullo sono state rapite da un gruppo armato mentre si trovavano ospiti del capo del Consiglio rivoluzionario di El Ismo, villaggio poco distante dalla città di Idlib (a sud ovest di Aleppo). Le due ragazze erano giunte in Siria a fine luglio: il loro intento era quello di avviare un progetto - chiamato Horryaty («la mia libertà in arabo») - mirato ad attivare corsi di primo soccorso, rifornire la zona al confine con la Turchia di kit di emergenza e assicurare adeguate cure a pazienti che soffrono di malattie croniche.

A Gavirate nel frattempo, si continua a sperare. Massimo riserbo sulla vicenda è stato mantenuto dai familiari della ragazza, che hanno preferito rispettare le richieste pervenute dalla Farnesina, così come dall’intera comunità locale. Il sindaco Alberio ha più volte dichiarato l’intenzione di «rispettare il volere dei genitori della ragazza. Organizzeremo una qualche iniziativa solo se espressamente richiesta da parenti e amici di Greta». La spinta umanitaria della giovane si era tradotta anche nel supporto ad altre iniziative simili a quella che l’ha portata in Siria: in passato, infatti, la 20enne studentessa gaviratese si era recata in Zambia, Uganda e India, mentre a Gavirate operava regolarmente come volontaria presso la Croce rossa locale. Diplomata al «Rosetum» di Besozzo, sino a tre mesi fa la giovane viveva in una villetta di via Amendola insieme al papà Alessandro, alla mamma Antonella e al fratello Matteo, che sperano di rivederla presto a casa.