Bergamo, la prima unione civile di una coppia gay: "Ora aspettiamo il matrimonio vero"

"Chi ci conosce sa della nostra scelta: la nostra convivenza è alla luce del sole. Questa iscrizione nel registro delle coppie di fatto ci dà qualche opportunità in più di fare un gesto simbolico" di Giuseppe Purcaro

Fjodor Ardizzola e Stefano Macetti  (De Pascale)

Fjodor Ardizzola e Stefano Macetti (De Pascale)

Bergamo, 21 maggio 2015 - Nella cattolica Bergamo essere coppia omosessuale non è più qualcosa da tenere nascosto, o peggio, di cui vergognarsi. Ora si può viverla alla luce del sole, presentandosi davanti alle istituzioni. Certo non si sono trovati davanti l’ufficiale di stato civile con fascia tricolore (anche se sperano che il matrimonio omosex sia presto legge in Italia) ma Stefano Macetti, 32 anni, e Fiodor Ardizzoia, 34 anni, entrambi residenti a Bergamo, ieri mattina hanno coronato il loro primo sogno: la loro convivenza «non etero» è ora scritta nero su bianco, su un pubblico registro. Sono infatti la prima coppia gay di Bergamo ad aver usufruito del registro delle unioni civili da poco istituito dal consiglio comunale e voluto dalla giunta di sinistra. Ad accoglierli, l’assessore ai servizi demografici, Giacomo Angeloni, il consigliere comunale Simone Paganoni e il segretario provinciale di Sel, Giuseppe Cattalini, che ha rimarcato: «Oggi è un giorno importante, si respira aria e profumo di diritti. Bergamo da il segnale che anche in questa città l’amore è uguale per tutti».

Alla cerimonia anche un rappresentante di Arcigay Bergamo Cives, Dimitri Lioi, e un rappresentante dell’associazione Via. I due ragazzi, insieme da quattro anni, convivono da uno, entrambi lavorano e sono rimasti colpiti «dalla accoglienza». Vantaggi da questa iscrizione? «L’amministrazione comunale ha detto che grazie a questo registro ora anche le coppie conviventi potranno uscire allo scoperto - spiega Stefano - anche se ammettiamo che i veri diritti si avranno quando sarà riconosciuto pure alle coppie omosex il matrimonio. Avevamo pensato di sposarci all’estero, ma preferiamo farlo in Italia. Credo che i tempi siano maturi». Uscire allo scoperto? «In realtà chi ci conosce, parenti e amici, sa della nostra scelta: la nostra convivenza è alla luce del sole - aggiungono -. Questa iscrizione nel registro delle coppie di fatto, della cui esistenza abbiamo appreso dalla stampa, ci dà qualche opportunità in più di fare un gesto simbolico». Matrimonio dunque, e figli? «Non abbiamo questo progetto - dicono -: non abbiamo pensato ad adozioni. Tuttavia, siamo d’accordo che anche le coppie come la nostra possano adottare e avere figli».