Ultras dell'Atalanta a processo: 143 imputati per aggressione, violazioni di Daspo e minacce

In aula sei anni di scontri, coinvolto anche il capo della Curva Nord Claudio "Bocia" Galimberti per i tafferugli di Atalanta-Catania del 2009, Atalanta-Inter del 2010 e l'assalto alla Béerghem Fest del 2010 di Michele Andreucci

Scontri dopo Atalanta-Bologna (De Pascale)

Scontri dopo Atalanta-Bologna (De Pascale)

Bergamo, 17 ottobre 2014 - E' iniziato ieri in tribunale il processo a carico di 143 imputati, fra ultras dell’Atalanta e del Catania, accusati di una lunga serie di disordini: aggressioni a colpi di cinghia, testate, adunate sediziose, violazioni di Daspo, minacce alla polizia. Episodi avvenuti a partire dal 2006 e protrattisi fino al 2012: l’unico precedente simile in Italia è quello del 1987 nei confronti dei supporters del Verona, chiuso con 12 condanne.

Le accuse nei confronti dei tifosi sono state molto ridimensionate in udienza preliminare: il pm Carmen Pugliese ipotizzava per il leader della Curva Nord, Claudio “Bocia” Galimberti, e per cinque suoi fedelissimi, il reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati da stadio e alle aggressioni alle forze dell’ordine; il gup Patrizia Ingrascì, però, il 28 febbraio scorso aveva prosciolto il Bocia e i suoi da questa contestazione, dichiarando il non luogo a procedere e disponendo il rinvio a giudizio solo per i singoli episodi. Ed era stato prosciolto da ogni accusa anche il segretario provinciale della Lega Nord, Daniele Belotti, per cui il pm ipotizzava il concorso esterno in associazione per delinquere.

I fatti di cui si discuterà a processo sono, fra gli altri, gli scontri di Atalanta-Catania del 2009, Atalanta-Inter del 2010 e l’assalto alla Bèrghem Fest di Alzano Lombardo del 25 agosto 2010, quando gli ultras bergamaschi avevano duramente contestato l’allora ministro dell’interno Roberto Maroni, lanciando oggetti e incendiando auto per protestare contro la tessera del tifoso. Durante l'udienza di ieri il giudice Maria Luisa Mazzola ha ammesso la costituzione di parte civile del Comune di Alzano e dell’Azienda Trasporti Bergamo (Atb) per il danneggiamento dei propri mezzi. I difensori degli imputati, che non erano presenti in aula, hanno invece chiesto la nullità delle intercettazioni telefoniche per la mancanza dei gravi indizi. La decisione del giudice è attesa per lunedì mattina. Sul processo pende la spada di Damocle del ricorso in Cassazione del pm Carmen Pugliese contro il proscioglimento di Galimberti e i suoi dal reato di associativo. L’udienza della Suprema Corte è in programma il 4 novembre. Il pm Carmen Pugliese sostine che esistano parecchi riscontri che provano l’associazione per delinquere. Secondo il magistrato, le adunate sediziose, le aggressioni, le minacce alla polizia, non sono state frutto di azioni estemporanee di singoli, ma di un organico disegno criminoso, messo in atto da un’organizzazione che ha un suo vertice (Galimberti) e una sua struttura.