Tra guerriglia e solidarietà: la vita in bilico degli ultras atalantini

Violenti da far paura e generosi. Radiografia dei soldati della curva di LUCA GUAZZONI

Claudio Galimberti (Ansa)

In una foto d'archivio del 2005, scattata allo stadio di Bergamo, il leader degli ultr� della curva dell'Atalanta, Claudio Galimberti (pi� conosciuto nell'ambiente come 'Bocia'), guida la tifoseria.

Bergamo, 10 febbraio 2016 - Da una parte i numeri della Questura guidata da Girolamo Fabiano: 62 diffide ancora attive tra i tifosi dell’Atalanta. Dall’altra le cifre di una solidarietà da record: raccolti e donati 900mila euro in 10 anni. Cosa possa e debba pesare di più sulla bilancia lo lasciamo decidere a voi. Ma la complessità del mondo Ultras passa anche da qui, da questa contrapposizione di volti e intenzioni. Veri fuorilegge secondo le autorità, veri benefattori per chi ne condivide la mentalità. Gemelli diversi in questo variegato agglomerato sociale: perché in Curva Nord non si radunano soltanto sbandati dal portafoglio vuoto come in molti sono portati a pensare, ma emerge la presenza di notai, avvocati e altri rispettati professionisti. In passato una coppia di fratelli mosse tra i gradoni della «Pisani» (l’intitolazione postuma a Federico, prodotto del vivaio nerazzurro e morto in un incidente stradale ad appena 23 anni) i primi passi all’interno del mondo del calcio: Mario e Paolo Mazzoleni sarebbero poi diventati stimati arbitri di Serie A.

Il lato oscuro. L’ultima guerriglia dopo Atalanta-Inter del 16 gennaio scorso ha portato a 10 arresti, due di questi già sotto Daspo (e che per questo dovranno stare lontano dagli stadi per i prossimi 8 anni come previsto dalla normativa). Così la Questura di Bergamo ha vietato nelle ultime due gare interne l’ingresso in curva a chi è sprovvisto della Tessera del Tifoso, in totale circa 600 persone. Un provvedimento che però potrebbe cessare già dalla prossima sfida contro la Fiorentina. «Dall’introduzione di questa tessera gli scontri non sono certo diminuiti - spiegano alcuni di questi ribelli -. A Bergamo siamo stati aggrediti dai tifosi della Juventus in un vero agguato». Era il maggio del 2013, altri scontri dentro e fuori dall’Atleti Azzurri d’Italia per un totale di 7 persone rimaste ferite e 68 Daspo: 50 bianconeri, 18 bergamaschi. Secondo i dati recentemente diffusi dall’Osservatorio del Viminale, nel 2015 i tifosi della Dea sono stati gli ottavi più indisciplinati d’Italia dopo quelli di Bari, Roma, Brescia, Juventus, Napoli, Verona, Reggina e davanti a quelli della Salernitana. Ma gli ultras atalantini sono noti anche per vibranti proteste contro le autorità: nel 2010 l’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni venne accolto da fumogeni e petardi alla «Berghem Fest» di Alzano Lombardo.

Il riscatto. Quindici edizioni della Festa della Dea, nove della Camminata Nerazzurra organizzate rispettivamente dalla Curva Nord e dal Club Amici. Modi per raccogliere denaro e mostrare il proprio animo nobile. A beneficiarne nel corso degli anni sono stati gli alluvionati della Valle Brembana, i parenti delle vittime dello Tsunami che ha devastato il Giappone, i terremotati de L’Aquila e di Moglia; senza dimenticarne le continue donazioni a un ospedale pediatrico in Ruanda e all’associazione «Amici della pediatria» che assiste i bambini nel supporto delle cure. Gesti che hanno portato la tifoseria bergamasca ad avere una grande reputazione in tutto il mondo: il Rugby Aquila continua ad indossare sulla maglia il marchio della Curva Nord in segno di gratitudine eterna, mentre i supporter del Gamba Osaka hanno scelto di imitare i cori (con qualche parola in dialetto sostituita da termini giapponesi), gli striscioni, gli stendardi e optando per chiamarsi «Brigate Neroazzurre». Possono pochi riuscire a rovinare la percezione di tutto questo?

(1 - continua)