Aiutò siriano accusato di terrorismo: tenta la fuga dalla finestra, arrestato

Orio, l’uomo fornì documenti falsi ai due migranti fermati a novembre

Mohammed  è stato rintracciato a Roma  dalla digos di Bergamo  nel tondo il dirigente Giovanni de Biase (De Pascale)

Mohammed è stato rintracciato a Roma dalla digos di Bergamo nel tondo il dirigente Giovanni de Biase (De Pascale)

Bergamo, 26 giugno 2016 - Viveva procurando documenti falsi ai migranti disposti a pagare migliaia di euro per il viaggio della speranza, fra i quali anche persone vicine al jihadismo. La Digos di Bergamo, guidata da Giovanni di Biase, era sulle sue tracce da mesi e lo ha arrestato, con la collaborazione dei colleghi di Roma, nella notte tra giovedì e venerdì in un albergo della capitale. In manette è finito Alì Awil Khadar, somalo di 31 anni, in possesso di titoli di viaggio per rifugiati politici emesso dalle autorità maltesi, che è stato preso mentre stava cercando di fuggire dalla finestra dell’hotel. I poliziotti bergamaschi hanno preso parte alle ricerche in quanto l’arrestato sarebbe il famigerato “Mohammed”, che avrebbe procurato la carta d’identità falsa ad Ahmad Alali Alhussein, alias Faowaz Arhad, il siriano di 31 anni, arrestato lo scorso novembre dalla Polaria all’aeroporto di Orio al Serio insieme ad un connazionale minorenne, mentre tentava di imbarcarsi su un volo per Malta con un passaporto norvegese farlocco e portandosi dietro, nella memoria del suo cellulare, diverse foto compromettenti: immagini di lui che imbraccia il kalashnikov o che indossa la divisa della polizia stradale dell’Isis, cadaveri e simboli riconducibili al Califfato. Nei confronti di Alali la Procura di Brescia ha chiesto il processo per terrorismo internazionale: l’uomo, in carcere a Nuoro, ha sempre negato di far parte dell’Isis.

Ma torniamo all’arresto di Alì Awil Khadar, che è in cella con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, aggravata dal fatto di aver aiutato elementi sospettati di terrorismo internazionale. Secondo quanto accertato dagli investigatori, “Mohammed” avrebbe fornito supporto logistico non solo ai due siriani arrestati a Orio, ma anche ad altri due finiti in manette negli stessi giorni allo scalo di Ciampino: pure loro con foto dell’Isis sul cellulare. È a Vienna che “Mohammed” fornisce i passaporti falsi ai 4 siriani. Poi li accompagna in treno in Italia. Il 16 novembre, mentre con i “clienti” viaggia sul convoglio per Roma, Khadar incappa in un controllo della Polfer a Tarvisio: agli agenti mostra un passaporto somalo, racconta di risiedere al “Cara” di Mineo e la passa liscia. Nella capitale è lui che paga con carte di credito il pernottamento di Alali e del minorenne. I tre il 17 novembre ripartono per Milano in treno e da qui in bus per Orio al Serio. È dalle telecamere dello scalo bergamasco che il somalo viene ripreso in compagnia di Alali e del minorenne. Pure lui è diretto sullo stesso aereo per Malta, e, a differenza dei suoi “clienti”, riesce a salirci. Ma è qui che Khadar lascia tracce della sua identità: a cominciare dalla carta di credito che risulta aver acquistato il suo biglietto e quello degli altri due. Ed è incrociando questo elemento con le immagini e il racconto dei due arrestati che parte la caccia della polizia bergamasca all’uomo. Ora è la stessa carta di credito con cui faceva affari, a ritorcersi contro “Mohammed”: perché è con quello stesso strumento che risulta aver prenotato numerosissimi voli da vari scali italiani con destinazione Malta e ulteriori voli dall’isola alla volta di città del Nord Europa.