Terrorismo, imam che operava tra Bergamo e Brescia raccoglieva fondi per gli attentati

Sviluppi anche in Lombardia dell'operazione anti Al Qaeda che ha portato alla scoperta di basi anche in Sardegna e all'arresto di 9 persone su 18 ordinanze di custodia cautelare. Arrestato un imam che operava fra Bergamo e Brescia

L'arresto della guida spirituale Imam a Bergamo in un fermo immagine della polizia (Ansa)

L'arresto della guida spirituale Imam a Bergamo in un fermo immagine della polizia (Ansa)

Bergamo, 24 aprile 2015 - Terrorismo, emergono nuovi particolari dall'operazione anti Al Qaeda che ha portato alla scoperta di basi anche in Sardegna. E' stato arrestato un imam e formatore coranico che operava tra Brescia e Bergamo. Era l'esponente dell' organizzazione fondamentalista addetto alla raccolta dei fondi da destinare per attentati terroristici in Pakistan. L'uomo, H.M.Z. di 43 anni, era un dirigente del movimento pietistico Tablig Eddawa (Società della Propaganda) e stimolava le donazioni presso le comunità pakistano-afghane radicate nel territorio italiano. I fondi raccolti venivano poi inviati in Pakistan mediante membri dell'organizzazione. In un caso è stato riscontrato il trasferimento di 55.268 euro mediante un volo per Islamabad in partenza da Fiumicino. Secondo gli investigatori era in perenne contatto con il capo della comunità pakistana a Olbia, considerato uno dei vertici della cellula terroristica ramificata in Sardegna.

In tutto sono 18 le ordinanze di custodia cautelare disposte nell'ambito dell'inchiesta che ha portato la polizia a smantellare un network terroristico affiliato ad Al Qaeda con base in Sardegna. Sono 9 i presunti appartenenti all'organizzazione terroristica arrestati dalla Digos di Sassari in Sardegna. Le indagini risalirebbero al periodo dei preparativi del G8 a La Maddalena. Dalle indagini sono emerse inoltre intercettazioni dalle quali risulta che due membri dell'organizzazione hanno fatto parte della rete di fiancheggiatori che in Pakistan proteggevano lo sceicco Osama Bin Laden.  La strategia degli atti terroristici compiuti, spiega la Polizia, era quella di intimidire la popolazione locale e di costringere il governo pakistano a rinunciare al contrasto alle milizie talebane e al sostegno delle forze militari americane in Afghanistan.

L'ORGANIZZAZIONE - L'organizzazione smantellata provvedeva ad alimentare la rete criminale destinando una parte del proprio impegno al fenomeno dell'introduzione illegale sul territorio nazionale di cittadini pachistani o afgani che in taluni casi venivano anche smistati in alcuni Paesi del nord Europa. Per eludere la normativa che disciplina l'ingresso o la permanenza sul territorio nazionale di cittadini extracomunitari - spiegano gli investigatori - gli indagati utilizzavano sistemi semplici e collaudati. In alcuni casi facevano ricorso a contratti di lavoro con imprenditori compiacenti in modo da poter ottenere i visti di ingresso. In altri percorrevano la via dell'asilo politico facendo passare gli interessati, attraverso documenti falsi e attestazioni fraudolente, per vittime di persecuzioni etniche o religiose. L'organizzazione forniva supporto logistico e finanziario ai clandestini, assicurando loro patrocinio verso i competenti uffici immigrazione, istruzioni sulle dichiarazioni da rendere per ottenere l'asilo politico, apparecchi telefonici e sim, contatti personali.

ATTENTATO VATICANO - Il possibile attentato terroristico in Vaticano potrebbe essere sfumato dopo una perquisizione effettuata dalla Polizia a casa di uno degli indagati nel marzo del 2010. Due kamikaze pakistani erano appena sbarcati a Roma. Quasi contemporaneamente la Polizia fece scattare delle perquisizioni. L’organizzazione contattò i due terroristi, facendo capire loro di dover «cambiare aria». Raggiunsero subito uno Olbia e uno Bergamo. Durante la successiva perquisizione a carico del capo della comunità islamica di Olbia fu trovato un foglio di carta con il voto al martirio di uno dei terroristi.