Giovedì 25 Aprile 2024

Sub morto nel lago d'Iseo: rete da pesca abusiva e bombole d’ossigeno, è caccia al colpevole

Tavernola, prosegue l’indagine sulla morte di Lorenzo Canini. Il pm ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti. Ancora molti gli aspetti da chiarire di Rocco Sarubbi

Lorenzo Canini, 39 anni, era un appassionato sub (De Pascale)

Lorenzo Canini, 39 anni, era un appassionato sub (De Pascale)

Bergamo, 8 gennaio 2015 -  Continua la caccia da parte dei carabinieri per risalire a chi ha gettato la rete da pesca abusiva in cui è rimasto impigliato Lorenzo Canini, il sub di 39 anni, di Ponteranica, morto sabato scorso durante un’immersione nelle acque del lago d’Iseo, a Tavernola Bergamasca. Se da un lato si cerca chi l’ha calata, priva di galleggianti e senza targhetta identificativa, dall’altro anche l’attrezzatura del sub sarà analizzata, pure le bombole saranno sottoposte a perizia per capire se qualcosa non ha funzionato e la disgrazia in cui ha perso la vita il 39enne è stata provocata da una serie di concause. Tutto il materiale ovviamente è sotto sequestro da parte dei militari della stazione di Tavernola Bergamasca che hanno subito avviato le indagini.

Il pm Letizia Ruggeri, che era di turno quel giorno, ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico di ignoti. Non ha disposto l’autopsia, anche perché ha ritenuto che non ci fossero dubbi sulla causa del decesso, ma questo non significa che la vicenda sia chiusa. Anzi, ci sono ancora molti aspetti che devono essere sviluppati come, ad esempio, quelle voci circolate tra i pescatori del Sebino subito dopo la morte di Lorenzo Canini, che parlano di pescatori di frodo proprio nella zona del lago dove è avvenuta la disgrazia. Lì, infatti, era stata calata e poi recuperata, dai sommozzatori di Treviglio, la rete larga 1.70 metri, lunga tra i 20 e i 30 metri, a maglie strette. E quelle voci circolate tra i pescatori regolari del posto raccontavano di due giovani di Montisola, terra dove si fabbricano le reti.

Stabilire se quelle indiscrezioni abbiano o meno un fondo di verità è compito che spetta ai carabinieri, tutt’altro che facile. E che in quella zona del lago d’Iseo anche in passato erano state gettate reti abusive, lo confermano anche gli interventi effettuati dagli agenti della polizia provinciale di Bergamo: lo scorso anno ne hanno recuperate quattro, senza contare quelle mai trovate, perché chi pesca di frodo le reti le getta la notte e poi al mattino le tira su per non farsi individuare.

di Rocco Sarubbi