di Francesca Cozzi
Bergamo, 29 agosto 2012 - Marco Gualandris, nato a Bergamo, nel 2004 ha seguito il suo primo corso di vela e da quel momento non ha più messo di navigare. Alle Paralimpiadi di Londra gareggerà nella classe Skud 18 di cui è il timoniere e navigherà insieme al prodiere Marta Zanetti.
Ormai le regate sono alle porte, come si sente?
«L'emozione è tanta. Oltretutto saranno giornate molto intense perchè ci sono in programma ben undici regate»
Che cosa si aspetta dalla sua prima Paralimpiade?
«È stata una qualificazione inseguita per otto anni. È già gratificante essere ai Giochi, visto tutto il lavoro che c'è dietro»
Che sensazioni prova quando naviga?
«Ogni disciplina affascina. Ma la vela è uno sport che sa di avventura. Spesso si sta in acqua per delle ore e bisogna superare molti imprevisti. C'è poco di scontato nella vela»
Qual è stata la preparazione per questi Giochi?
«Il lavoro è stato molto intenso. Diviso da una parte in "aula" con uno studio di pretattica e ovviamente le uscite in acqua»
Crede che sia possibile, visto anche l'esempio di Pistorius, crare un'unica manifestazione tra normodotati e disabili? Lo sport per disabili trova il giusto spazio che merita?
«Non credo verrà mai organizzata. Basta solo pensare al fatto che esistono due federazione olimpiche distinte tra normodotati e disabili. Le distanze si sono accorciate, ma restano. In Italia gli sport minori già di per sè faticano a trovare spazio. E discipline come la vela sono ancor più di nicchia rispetto a tutte le altre»
La vela non è uno sport facile, spesso si deve combattere anche contro condizioni atmosferiche molto rigide...
«Sì, alle volte mi è capitato di pensare "Ma chi me lo ha fatto fare? Oggi era meglio restare al caldo", ma è successo solo nei primi tempi. negli ultimi due anni c'è stata la molla delle Olimpiadi che ci ha spinti a far bene per raggiungere le qualificazioni e il freddo non lo sentivo neanche più»
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