di Luca Zorloni

Bergamo, 26 agosto 2012 - Dall'argento di Pechino 2008 il Robin Hood della Phb Bergamo Alberto "Rolly" Simonelli spera in quattro anni di raggiungere il tetto del mondo alla Paralimpiadi di Londra 2012. Oggi è partito alla volta della capitale inglese. Nel bagaglio un obiettivo, non facile, stabilito durante gli allenamenti: «Superare gli scontri con un buon punteggio. Se arrivo tra i primi posso ambire alla medaglia d'oro». Dalla sua "Rolly", in sedia a rotelle dopo un'ischemia midollare che si è manifestata nel '93, ha un record mondiale imbattutto, 360 punti (il massimo) nel tiro da 30 metri e sa che per sbaragliare la kermesse inglese dovrà sfoderare tutta la sua precisione. Sul parterre di sua Maestà si presenta con 84 titoli al collo tra vittorie individuali e a squadre. A cui non lo spaventa aggiungere il piacevole peso di un'ottacinquesima medaglia, che spera dorata.

Quali sono gli avversari più impegnativi di questa edizione delle Paralimpiadi?

«Incontrerò di nuovo l'inglese John Stubbs e lo svizzero Philippe Horner, rispettivamente oro e bronzo nell'individuale arco compound open in Cina (a Simonelli l'argento, ndr), e sono entrambi tosti. In realtà tutti gli atleti del tiro con l'arco stanno crescendo molto: Cina, Corea, Turchia, Russia, Spagna e Stati Uniti schiereranno elementi preparati. La competizione si fa ardua. In più giocano contro di noi la pioggia e il vento inglesi, che conosco bene, quindi oltre al sangue freddo al momento di scoccare la freccia servirà una buona dose di fortuna per avere le correnti dalla propria parte».

La delegazione italiana come si presenta?

«Bene, siamo preparati. Siamo solo in due (l'altro è Mario Esposito, anch'egli tesserato Phb, ndr), quindi non parteciperemo alle competizioni a squadre. Singolarmente bisogna giocarsela bene per non dover fronteggiare negli scontri gli avversari più ostici».

Come ha giudicato le prestazioni degli azzurri alle Olimpiadi?

«L'arco ha dato buone soddisfazioni. Puntavo molto sulle prestazioni individuali: Nespoli, Frangilli e Galiazzo hanno giocato bene e portato a casa un'importante medaglia a squadre. Peccato per le ragazze...».

Ci penseranno gli atleti paralimpici a togliere quest'amarezza?

«Speriamo, io ci credo molto. Anche perché non è facile».

In che senso?

«Per allenarmi sono dovuto uscire dalla Lombardia. Qui da noi ho trovato porte chiuse da parte di sponsor e di campi, perciò sono andato a Udine a spese mie per perfezionare la preparazione in vista di Londra. Questi ultimi due anni mi hanno regalato sia importanti soddisfazioni: vittorie sul campo, l'ingresso nelle Fiamme azzurre, i mondiali a Las Vegas con la formazione dei normodotati. Non voglio deludere ora chi ha creduto in me. Il mio paese, Gorlago, è in festa per la mia partecipazione alla Paralimpiadi: ci sono le bandiere fuori da tutte le finestre».

luca.zorloni@ilgiorno.net

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