di Luca Zorloni

Bergamo, 25 agosto 2012 - Timbra il biglietto d'ingresso della sua quinta Paralimpiade Mario Esposito, arciere bergamasco categoria standing, e non nasconde di voler uscire dai campi di Londra 2012 con un oro al collo. Tale quale quello dei colleghi Robin Hood che lo hanno preceduto nella capitale britannica a luglio. L'atleta disabile (a causa di una poliomelite, ndr) ha capito di potercela fare pochi giorni fa, «il 29 luglio, durante una competizione outdoor a Varese: sono arrivato primo e solo allora mi sono reso conto di essere in ottima forma». In forma da oro. Esposito, 51enne, sposato, impiegato informatico quando non imbraccia arco e faretra, è il capo delegazione degli atleti bergamaschi. Nelle terre di Albione farà fischiare le sue frecce non solo per difendere il bronzo a squadre di Pechino 2008, ma per infilzare un traguardo più ambizioso, il gradino più alto del podio.

Come si è preparato per l'appuntamento delle Paralimpiadi?

«Mi sono allenato di brutto. Fino all'ultimo. Vado sul campo anche questa sera (giovedì per chi legge, ndr). Sono otto anni ormai che non faccio ferie per prepararmi alle competizioni sportive: prima Pechino, ora Londra e in mezzo tutte gli altri appuntamenti. I permessi dal lavoro li adopero per presentarmi alle gare. In questi ultimi mesi ho intensificato i tiri in campo: tra giugno e luglio fino a quattro ore al giorno, dalle sette di sera alle undici grazie alla luce del sole, ora sono sceso a tre ore».

Com'è il panorama degli avversari? Chi bisogna temere?

«Sarà una gara accanita. I più forti saranno russi, turchi e coreani, ma c'è anche l'Iran che da tempo ha investito sul tiro con l'arco. Ma io non mi faccio spaventare: vado a Londra per vincere».

Come valute le performances degli atleti italiani alle Olimpiadi?

«Direi che siamo andati bene. Peccato per il nuoto, però possiamo dirci soddisfatti con un buon medagliere».

E per le Paralimpiadi che previsioni ci sono?

«Non saprei quali siano state le dichiarazioni del presidente del Cipe, Luca Pancalli, in merito. Noi dell'arco ci presentiamo dopo una buona prestazione a Pechino, dove avevano guadagnato un argento e due bronzi. Ora miriamo all'oro. La forma fisica c'è, lo abbiamo dimostrato anche di recente con un terzo posto a squadre proprio in Inghilterra. E io mi sento forte, competitivo».

Lei è nella delegazione olimpica azzurra da Barcellona '92 (ha saltato Atene, ndr): come è cambiata la kermesse delle Paralimpiadi in questi anni?

«C'è stato uno sforzo importante del presidente Pancalli sul fronte dei compensi, per dare una mano agli atleti disabili. E poi sono migliorate le attrezzature sportive. Riguardo all'arco, posso dire che il salto è stato in meglio, la qualità delle delegazioni è cresciuta e le gare sono sempre più difficili. Vincere non è più un gioco. Certo noi della Phb (Polisportiva handicappati Bergamo, la socieà di Esposito, ndr) abbiamo sempre dato un contributo al medagliere olimpico».

Pistorius ha debuttato nei 400 metri con atleti normodotati: come valuta questa esperienza?

«Molto positivamente. Si è impegnato, ha dimostrato di essere a un ottimo livello di prestanza fisica. Prima di lui comunque c'era stata Paola Fantato, un'arciera, che ad Atlanta '96 aveva disputato sia le Olimpiadi sia le Paralimpiadi».

Esposito, dopo Londra 2012 cosa succede? La rivedremo a Rio?

«Inizio a essere stanco. Gli allenamenti, il lavoro, gli impegni che si accavallano pesano e ho voglia di lasciare spazio ai più giovani. Il Brasile è lontano, iniziamo a pensare a Londra. E a vincere».

luca.zorloni@ilgiorno.net

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