Siriano fermato a Orio: "Fuggo dal Califfato, mi hanno frustato e condannato a morte"

È una parte dell’interrogatorio che Alali Faowaz, 30 anni, uno dei due siriani arrestati il 17 novembre scorso all’aeroporto di Orio al Serio con documenti falsi (il suo era un passaporto norvegese), ha sostenuto nei giorni scorsi davanti al pm della dda Silvia Bonardi di MI. AN.

Un miliziano dell'Isis a Mosul (Reuters)

Un miliziano dell'Isis a Mosul (Reuters)

Bergamo, 27 novembre 2015 - «Non appartengo alle milizie delI’Isis, anzi sono contrario al Califfato e sono disposto ad andare in tv per dire quanto sia dannoso per il nostro popolo. Sono andato via dal mio paese proprio per sfuggire a questo moviment».È una parte dell’interrogatorio che Alali Faowaz, 30 anni, uno dei due siriani arrestati il 17 novembre scorso all’aeroporto di Orio al Serio con documenti falsi (il suo era un passaporto norvegese), ha sostenuto nei giorni scorsi davanti al pm della dda Silvia Bonardi. Nel corso del colloquio con il sostituto procuratore, il 30enne, assistito dall’avvocato Nicola Offredi Geddo, ha raccontato il suo dramma alla mercè dei guerriglieri dell’Isis.

«Quando i combattenti del Califfato sono arrivati nella mia città - ha rivelato -, hanno appeso per le strade dei cartelli che invitavano chiunque volesse lavorare ad aderire al movimento. Non ho avuto scelta. Mi hanno dato lavoro come poliziotto stradale, ero addetto ad un incrocio. Poi sono rimasto coinvolto in una storia di corruzione, sono stato arrestato e ho ricevuto 100 frustate. Sono scappato perchè rischiavo di essere condannato alla pena di morte. Volevo raggiungere un mio cugino che vive a Malta e mi aveva promesso un impiego. Sul mio cellulare sono state trovate alcune foto - ha spiegato il siriano -: in una ero io con la divisa da vigile e la pistola che avevamo in dotazione; un’altra invece raffigurava un mio cugino e una terza era quella di mio fratello che, contrariamente a me, ha aderito al Califfato ed è stato ucciso in guerra. Quando sono scappato ho dovuto abbandonare in Siria mia moglie incinta e durante la fuga ho ricevuto sul telefonino la foto di mio figlio appena nato». Nei prossimi giorni, attraverso l’avvocato Offredi Geddo, i due cittadini siriani chiederanno asilo politico in Italia.