Vanessa e Greta rapite in Siria: tra l'angoscia del silenzio e la speranza del rilascio

L’Unità di Crisi della Farnesina è preoccupata che la fuga di notizie possa compromettere i contatti faticosamente avviati di Alessandro Farruggia

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo (foto da Facebook)

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo (foto da Facebook)

Milano, 22 agosto 2014 - Tutto e il contrario di tutto. A un passo della liberazione, come scrive al Quods al Arabi, un quotidiano panarabo pubblicato a Londra. O nelle mani dei tagliagole dell’Isis, come affermano un sito sciita e il Guardian. Sulla sorte di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due giovani volontarie italiane rapite in Siria il 31 luglio, è un alternarsi di voci e smentite, con l’Unità di Crisi della Farnesina preoccupata che la fuga di notizie possa compromettere i contatti faticosamente avviati. Nell’edizione del 19 agosto, il quotidiano al Quods al Arabi ha scritto in un articolo da Idlib (Siria), citando una fonte della sicurezza del gruppo di ribelli islamici Ahrar al Sham, scrivendo che «uno dei rapitori delle ragazze è stato da loro arrestato vicino alla cittadina di Sarmada, al confine con la Turchia», dopo che «avevano scoperto che trattava con le autorità italiane per avere un riscatto: le ragazze erano sotto la protezione di una brigata dell’opposizione e i rapitori erano due membri di quella stessa brigata che doveva proteggere le ragazze». «Dopo l’arresto — scrive il quotidiano — è possibile che il gruppo le liberi».  Ma due giorni dopo ancora nulla è successo. E nel frattempo si è materializzata un’altra verità, di segno opposto. A Ferragosto il sito Shia post ha scritto che «le due volontarie italiane sono state rapite da takfiri (infedeli in quanto sunniti e non sciiti, ndr) dell’Isis». Questa pista è stata avvalorata dal quotidiano britannico Guardian che ieri scriveva che «le milizie jihadiste hanno sequestrato di recente nella zona di Aleppo quattro persone, tra cui due cittadine italiane, che sono poi state trasportate a Raqqa, roccaforte dell’Isis in Siria». Il Guardian non fa il nome delle due italiane, e il rapimento è tutt’altro che recente, ma il sospetto che possano essere finite nelle mani dei jihadisti dell’Isis — ad esempio con un ‘passaggio di mano’ degli ostaggi, comune in contesti simili — c’è. I familiari delle due ragazze non sanno più cosa pensare. «Speriamo di riabbracciare a breve Vanessa e la sua amica Greta, anche se l’angoscia cresce. Speriamo che tutto si risolva al più presto», dice Salvatore Marzullo, il padre di Vanessa. Alla notizia pubblicata sul giornale panarabo reagisce con prudenza. «Ne sono felice, ma — frena — come possiamo sapere se è davvero la verità?». E poi c’è quanto scrive il Guardian «che lascia senza parole, perché se fosse vera quella notizia allora vorrebbe dire che rischiano moltissimo». Ma nonostante tutto, Salvatore Marzullo resta ottimista. «Nelle ultime ore — dice — abbiamo sentito voci contrastanti sulla loro liberazione, e noi non sappiamo nulla di certo. Ma io mi sento tranquillo e credo che a breve le rivedremo a casa». È quello che tutti sperano, ma nell’inferno siriano nessuno può avere certezze. Come in una roulette russa puoi fare la fine di James Foley o tornare a riveder le stelle come Domenico Quirico e gli altri quattro giornalisti italiani rapiti. Di certo — e questo vale soprattutto per Vanessa e Greta — eri nel posto sbagliato, al momento sbagliato, e con le persone sbagliate.