Morti in corsia a Piario, sconcerto dei parenti: "L’infermiera fece le condoglianze"

Val Seriana, l’angoscia dopo i lutti. E i timori dei sopravvissuti di GABRIELE MORONI

Bruno Fantoni:  suo padre è morto il 6 ottobre nel reparto di Medicina

Bruno Fantoni: suo padre è morto il 6 ottobre nel reparto di Medicina

Piario (Bergamo), 5 febbraio 2016 - Parenti in visita. Parenti in attesa. Una nonnina riottosa non vuole saperne di coricarsi e urgono rinforzi. Neppure un refolo della bufera giudiziaria pare essersi insinuato nei corridoi del reparto di Medicina generale dell’ospedale Locatelli di Piario. Il primario Sergio Lazzaroni è indagato per concorso colposo in omicidio preterintenzionale con la caposala e otto medici. Posizione diversa da quella dell’infermiera Anna Rinelli, iscritta a registro per omicidio preterintenzionale. Come a dire che in reparto nessuno sapeva, nessuno ha aiutato la Rinelli a somministrare il Valium, ma qualcuno avrebbe potuto e forse dovuto controllarla, bloccarla. Dal primario una stretta di mano, poche parole cortesi («C’è una inchiesta, lo sanno tutti. Guardi, l’ambiente è sereno»), l’invito a chiedere al direttore sanitario. Sei corpi da riesumare.

I carabinieri della Compagnia di Clusone stanno notificando gli avvisi. Viaggio nel dolore in Val Seriana, figli e famiglie che attendono mentre si chiedono quale storia e quale sogno stiano vivendo. Dinastia di “magutt” che col tempo si sono trasformati in impresari edili, i Fantoni di Clusone. Luigi Fantoni è morto il 6 ottobre alla Medicina del Locatelli. Il figlio Bruno è un omone brizzolato, cordiale. «Mio padre non stava già bene quando dall’Albergo Sant’Andrea di Clusone lo abbiamo portato a Piario. Aveva problemi di respirazione. Dopo il ricovero andava un po’ bene e un po’ male. Quella sera mi sono accorto che respirava a fatica. Alle otto di sera ho chiesto di parlare con i medici. L’infermiera, non la Rinelli, mi ha risposto di fissare un appuntamento la mattina dopo. Quando mai sono andato a casa. All’una di notte mi ha chiamato la Rinelli. Appena ho sentito ‘reparto di Medicina’ ho detto: ‘È morto’. In un primo tempo mi detto solo di andare in ospedale. Ho insistito, mi ha detto che mio padre era mancato, mi ha fatto anche le condoglianze. Era passata alle 23.30 e mio padre respirava ancora. Posso dire che era schivo, riservato. In tre, quattro anni di ricoveri non credo che abbia suonato una volta il campanello per chiedere qualcosa».

C'è chi ha visto l’erba dalla parte delle radici. Andata e ritorno dopo avere viaggiato per quattro giorni nella notte del coma con partenza da Piario. Gianfranco Pecis e la moglie Orsola, pensionati di Clusone, adesso ringraziano il conterraneo Papa Giovanni. «Ricordo solo - dice Gianfranco - che sono entrato al pronto soccorso con le mie gambe. Poi più niente. Mi sono risvegliato dopo quattro giorni all’ospedale di Treviglio e mi sono detto: ma questo non è l’ospedale di Piario». Ancora salita in alta Valle. Qualche residuo di neve ghiacciata nelle strade di Valcanale. In tanti qui si chiamano Zucchelli, ma basta chiedere dove abita “il Benvenuto” per farsi indicare la casa di fianco alla chiesa. Benvenuto Zucchelli ha patito una doppia perdita: la moglie, Gabriella Belotti, è morta il 6 dicembre 2014, il figlio Dario, 41 anni, autista di bus all’aeroporto, è mancato il 17 novembre scorso.

La famiglia ha chiesto le cartelle cliniche di entrambi all’ospedale di Piario. Non colpevolizza nessuno, anzi si ritiene fuori dalla storia. Colpa della fatalità, colpa di mali senza perdono. Dice Luigina, una delle figlie di Benvenuto: «La mamma era malata da tempo, l’avevano operata nel 2010, un tumore all’intestino, poi al colon, ancora al colon. Mio fratello era era deperito, era dimagrito di trenta chili. Dalla tac erano emerse le metastasi. È morto il 17 novembre, l’infermiera aveva lasciato il reparto il giorno 2». L’infermiera. Anna Rinelli non è a Piario, voci di paese la vorrebbero a Milano, da amici. Trova un paladino. «L’ho conosciuta - dice il parroco don Eros Accorigi - quando è mancato suo padre. Era originario di Villa d’Ogna, d’estate venivano in vacanza da queste parti, l’ho cercata anch’io un paio di volte negli ultimi tempi. Ho letto che ci sono altri indagati. Non era giusto che tutte le colpe ricadessero su di lei».

di GABRIELE MORONI