Transessuale accoltellato e ucciso in villa: 31enne condannato a 14 anni

Il pm aveva chiesto 16 anni di cella, ma il giudice ha escluso le aggravanti di crudeltà e di abbietti motivi

L'abitazione in cui è avvenuto il delitto (De Pascale)

L'abitazione in cui è avvenuto il delitto (De Pascale)

Villa D'Adda (Bergamo), 21 marzo 2016 -  Quattordici anni di reclusione per omicidio volontario, con l'esclusione delle aggravanti di aver agito con crudeltà e per motivi abbietti e la concessione delle attenuanti generiche. E' la condanna inflitta dal gup Raffaella Mascarino a Daniel Savini, 31 anni, incensurato, che la notte del 14 febbraio del 2015 uccise con trenta colpi di coltello e di mannaia il transessuale brasiliano Lucas Dos Santos, 21 anni, residente nel Milanese, noto con il nome di Luna, ammazzato nell'abitazione dell'imputato in via Casargo, a Villa d'Adda.

Savini, originario di Città del Guatemala, ma adottato da una famiglia bergamasca, è stato giudicato con l'abbreviato, beneficiando dello sconto di un terzo sulla pena finale previsto dal rito alternativo. Il pm Fabio Pelosi aveva chiesto 16 anni di carcere, con l'esclusione dell'aggravante della crudeltà, ma il mantenimento di quella dei motivi abbietti. Il difensore del 31enne (che è reo confesso ed è detenuto da circa un anno nella casa circondariale di Bergamo), l'avvocato Gianfranco Brancato, in primo luogo aveva invocato al giudice di valutare la sussistenza dell'eccesso colposo in legittima difesa e, in subordine, il minimo della pena, con l'esclusione delle aggravanti, oltre alla concessione delle attenuanti generiche, dell'aver agito in stato d'ira, del risarcimento del danno (già versato ai familiari della vittima nei mesi scorsi) e di aver agito in conseguenza delle minacce e dell'aggressione che, secondo quanto ricostruito da Savini, lui stesso avrebbe subìto da parte del trans.

Secondo quanto emerso dall'indagini, in quei giorni Savini, che lavorava come promoter di Sky in un centro commerciale in provincia di Milano, era solo in casa (i genitori erano in vacanza). Aveva trascorso parte della sera del 14 febbraio con un'amica (che ha confermato la circostanza), poi aveva incontrato Lucas Dos Santos e lo aveva portato nella sua abitazione. Non c'erano stati rapporti sessuali, ma i due avevano fumato crack e dopo l'assunzione della droga la situazione era precipitata. Proprio a causa dell'alterazione provocata dallo stupefacente, il trans aveva iniziato a dare in escandescenze pretendendo dal 31enne più soldi di quelli pattuiti. Successivamente si era fatto più minaccioso e aveva impugnato un coltello per aggredire il promoter di Sky. Quest'ultimo, esperto di karate, lo aveva però disarmato. Poi la colluttazione fatale: il 21enne aveva morso Savini, che lo aveva colpito con numerosi fendenti e finito con una mannaia. Era stato lo stesso omicida a chiamare i carabinieri, cercando inizialmente di sostenere che la vittima si era introdotto nella sua abitazione per aggredirlo. Quindi la confessione e l'arresto.

di MICHELE ANDREUCCI