Mercoledì 24 Aprile 2024

'Ndrangheta, cave fantasma e Tangenziale Sud: ombre nere dagli investigatori

Affari nelle cave del Bresciano e della Bergamasca. Questo l’inquietante scenario ipotizzato dagli inquirenti nell’ambito della maxi inchiesta contro la ’ndrangheta che ha portato all’arresto di 189 persone di Luca Degl'Innocenti

I carabinieri all’interno di una cava

I carabinieri all’interno di una cava

Brescia, 30 gennaio 2015 - Affari nelle cave del Bresciano e della Bergamasca. Questo l’inquietante scenario ipotizzato dagli inquirenti - su segnalazione di un collaboratore di giustizia - nell’ambito della maxi inchiesta contro la ’ndrangheta che ha portato all’arresto - su richiesta delle Dda di Bologna, Brescia e Catanzaro - di 189 personeDella signora residente a Dello, minacciata da emissari calabresi per conto di un imprenditore reggiano, abbiamo dato conto ieri in esclusiva. Stavolta il tiro si sposta sui presunti affari che la ’ndrangheta faceva nelle cave del nostro territorio. A spiegare ciò è Angelo Salvatore Cortese, il primo pentito di ’ndrangheta. Questi, riferendosi a Pino Giglio un facoltoso imprenditore crotonese ma operante da anni a Reggio Emilia e arrestato l’altro ieri, ha raccontato di come avesse creato la sua grandissima fortuna acquistando materiale (spesso in nero o con formule che prevedono l’aggiramento dell’Iva) presso le cave.

E proprio  di una di queste strutture nel Bresciano il pentito fa esplicita menzione indicandone, però, solo genericamente il luogo. Secondo Cortese (che riferisce di una confidenza), ogni quindici-venti giorni Giglio si recava da Reggio Emilia nel Bresciano a bordo di un suv Bmw X5 con 80mila euro in contanti per pagare il materiale. Il nome dell’impresa Giglio, sempre scorrendo quanto scritto dagli inquirenti, riappare legato al nostro territorio e si contestualizza con i lavori per la realizzazione della Tangenziale Sud di Brescia. Qui la Giglio aveva stipulato un contratto di trasporto terra con una ditta di Brescia a sua volta beneficiaria di un sub appalto per la fornitura di interti e di conglomerati cementizi. Sull’azienda di Giglio partirono segnalazioni della Guardia di Finanza, della Direzione Centrale Anticrimine. I successivi accertamenti della Dia di Milano hanno portato all’interessamento della Prefettura di Brescia. Un giro di carte bollate sfociate poi nell’allontanamento della Giglio. Inquietante comunque è notare che - secondo gli inquirenti - lo stesso Giglio fosse a conoscenza dell’attività di indagine a carico della sua società.

[email protected]