Legambiente: "Lago d'Iseo inquinato, troppi batteri da scarichi civili"

Altissime concentrazioni di Escherichia coli anche nelle torbiere del Sebino nel territorio di Provaglio

La Goletta dei laghi di Legambiente

La Goletta dei laghi di Legambiente

Si è conclusa così la prima tappa del tour della Goletta dei laghi, la campagna di Legambiente realizzata in collaborazione con il COOU (Consorzio Obbligatorio Olii Esausti, main partner della campagna estiva di Legambiente) e Novamont e che da 11 anni attraversa l’Italia per monitorare la qualità delle acque, degli ecosistemi e dei territori lacustri. Questa mattina nell’ambito di Festambiente Laghi, sul lungolago di Castro, i tecnici e i biologi della Goletta hanno presentato i dati dei campionamenti effettuati sul lago d’Iseo.

In base a quanto è emerso dal monitoraggio scientifico – effettuato, quindi, in determinati punti individuati anche grazie alle segnalazioni dei cittadini tramite SOS Goletta* – le forti problematiche riguardano gli 8 campioni oggetto dell’indagine microbiologica che risultano, secondo il giudizio del Cigno Azzurro, “fortemente inquinati”.  Nel monitoraggio vengono prese in esame le foci dei fiumi, torrenti, gli scarichi e i piccoli canali che spesso troviamo lungo le rive dei laghi: queste situazioni sono i veicoli principali di contaminazione batterica dovuta all’insufficiente depurazione degli scarichi civili che attraverso i corsi d’acqua arrivano nel lago. Quello di Legambiente è un campionamento puntuale che non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, né pretende di assegnare patenti di balneabilità, ma restituisce comunque un'istantanea utile per individuare i problemi e ragionare sulle soluzioni.

“Tutti gli anni rileviamo le stesse criticità sul lago d'Iseo – dichiara Massimo Rota, presidente Legambiente Alto Sebino – la situazione è particolarmente critica in alcune aree risultate fortemente inquinate dalla presenza di scarichi, dove gli abitanti della zona fanno il bagno e pescano, come il torrente Rino a Tavernola o la foce del Borlezza, in assenza di segnalazioni precise e cartelli che informino i cittadini e i bagnanti a riguardo”. Legambiente chiede quindi che le criticità da denunciate vengano verificate ed eventualmente riportate nei profili delle acque di balneazione in corso di aggiornamento, così come indicato nel Portale delle Acque del Ministero della Salute.

Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia: "Dal 2010 ad oggi abbiamo visto pochissimi passi avanti rispetto al collettamento fognario dei comuni interni e i pochi depuratori presenti non riescono a raccogliere tutte le acque reflue”. Per l’edizione 2016 i tecnici specializzati della Goletta dei laghi hanno prelevato due campioni delle acque nella Riserva Orientata delle Torbiere d’Iseo, in accordo con la dirigenza della Riserva. I risultati hanno mostrato uno stato di forte inquinamento batteriologico nel territorio di Provaglio d’Iseo. “La presenza così elevata di escherichia coli in questi punti è un indicatore preciso di contaminazione delle torbiere, che accende molti campanelli d'allarme – spiega Dario Balotta, presidente di Legambiente Basso Sebino – In uno spirito di collaborazione con la Riserva stessa, con il passaggio della Goletta dei Laghi abbiamo voluto ribadire l’urgenza di intraprendere azioni risolutive”.

Sulla sponda bresciana risultano inquinati da batteri fecali i campioni prelevati presso il torrente Bagnadore nel comune di Marone e la foce del torrente Calchere nel comune di Sulzano. Sempre nel bresciano risultano fortemente inquinati i campioni prelevati  presso l’Arsena di Pisogne e Peschiera a Montisola. Sulla sponda bergamasca risultano inquinati i campioni prelevati alla foce del torrente Borlezza a Castro e fortemente inquinati quelli della foce del fiume Oglio e il canale presso la spiaggia Bar delle Rose nel comune di Costa Volpino e la foce del torrente Rino nel comune di Tavernola Bergamasca.

OLI USATI - Attivo da 32 anni, il COOU garantisce la raccolta degli oli lubrificanti usati su tutto il territorio nazionale. L'olio usato - che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli - è un rifiuto pericoloso per la salute e per l'ambiente che deve essere smaltito correttamente: 4 chili di olio usato, il cambio di un'auto, se versati in acqua inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche. Ma l'olio usato è anche un'importante risorsa perché può essere rigenerato tornando a nuova vita in un'ottica di economia circolare: il 90% dell'olio raccolto viene classificato come idoneo alla rigenerazione per la produzione di nuove basi lubrificanti, un dato che fa dell'Italia il Paese leader in Europa. "La difesa dell'ambiente, in particolare del mare e dei laghi - spiega il presidente del COOU, Paolo Tomasi - rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione. L'operato del Consorzio con la sua filiera non evita solo una potenziale dispersione nell'ambiente di un rifiuto pericoloso, ma lo trasforma in una preziosa risorsa per l'economia del Paese".