Italcementi, i sindacati: "Ombre sul futuro di 3mila dipendenti italiani"

I sindacati esprimono preoccupazione in merito alla cessione del 45% di Italcementi ad Heidelbergcement. "L'accordo ci preoccupa nel metodo e nel merito"

Italcementi lascia Bergamo

Italcementi lascia Bergamo

Bergamo, 29 luglio 2015 - I sindacati esprimono preoccupazione in merito alla cessione del 45% di Italcementi ad Heidelbergcement. "L'accordo ci preoccupa nel metodo e nel merito, e getta ombre inquietanti sul futuro della società e sul destino di circa 3mila dipendenti italiani". Questa la dichiarazione dei segretari nazionali di FenealUil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil, Fabrizio Pascucci, Riccardo Gentile e Marinella Meschieri, secondo i quali «tutta l'operazione è stata fatta tenendo all'oscuro le organizzazioni sindacali».

«Non sono state quindi considerate le più elementari norme di buone relazioni industriali. Ci chiediamo a questo punto - aggiungono i segretari - a cosa servano i Comitati aziendali europei (Cae) creati proprio allo scopo di garantire lo scambio di informazioni fra i lavoratori all'interno dei gruppi multinazionali, per evitare comportamenti scorretti come questi. Ma soprattutto l'accordo ci preoccupa nel merito, perché non dà alcuna garanzia sul mantenimento dei livelli occupazionali rispetto al piano di ristrutturazione, che si concluderà a gennaio 2017, sia per quanto riguarda gli stabilimenti che la sede direzionale di Bergamo, nella quale lavorano circa 600 persone».

«Ci auguriamo che il nuovo assetto societario non disperda la grandissima professionalità acquisita negli anni dai dipendenti di Italcementi. Da parte nostra abbiamo già chiesto un incontro urgente, nel quale ribadiremo la contrarietà ad ogni intervento che penalizzi i lavoratori. La vicenda - concludono Pascucci, Gentile e Meschieri - ci rammarica anche perché assistiamo al passaggio in mani straniere dell'ennesimo pezzo importante e prestigioso del Made in Italy, rispetto al quale sarebbe necessario che anche il governo chieda garanzie sulla natura e sulla qualità del piano industriale»