10 domande al sindaco di Bergamo Giorgio Gori

Giorgio Gori, 55 anni, dal 9 giugno 2014 è sindaco di Bergamo, a capo di una coalizione di centro-sinistra. Prima di entrare in politica Gori è stato giornalista, direttore di Canale 5 e Italia 1, fondatore della casa di produzione televisiva Magnolia e spin doctor del premier Matteo Renzi all’epoca della prima Leopolda di MARCO ROTA

Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori

Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori

Bergamo, 6 febbraio 2016 - Giorgio Gori, 55 anni, dal 9 giugno 2014 è sindaco di Bergamo, a capo di una coalizione di centro-sinistra. Prima di entrare in politica Gori è stato giornalista, direttore di Canale 5 e Italia 1, fondatore della casa di produzione televisiva Magnolia e spin doctor del premier Matteo Renzi all’epoca della prima Leopolda. 

1) Qual è il primo progetto in un suo ideale bilancio?

Direi l’accordo a quattro – tra Comune, Cassa Depositi e Prestiti, Guardia di Finanza e Università di Bergamo – che ha consentito di avviare la riqualificazione dell’area degli ex Ospedali Riuniti e delle ex caserme Montelungo/Colleoni. La dimensione degli investimenti mobilitati, oltre 150 milioni di euro, senza oneri per il Comune, e la qualità delle destinazioni – sede nazionale dell’Accademia della Guardia di Finanza per gli ex Riuniti, studentato e nuovo Centro universitario sportivo alla Montelungo – rendono il progetto obiettivamente molto speciale. Ne verranno rivitalizzati due interi quadranti della città.

2) E quello che non è ancora riuscito a concretizzare?

Ci sono molti progetti su cui stiamo lavorando. Come ho detto prima, alcuni, di carattere urbanistico, sono molto importanti, perché avranno un impatto decisamente positivo su intere aree della città, riqualificandole.  Altri progetti, pur avendo dimensioni che non sono di così grande rilievo, rappresentano comunque tasselli importanti nel percorso che intendiamo portare avanti per la valorizzazione della città. Sono comunque fiducioso che alla maggior parte di questi progetti su cui stiamo lavorando si possa dare esito concreto entro il mandato.

3) Expo e Carrara hanno promosso Bergamo. Quali i progetti futuri?

L’Accademia Carrara e la Gamec sono due leve di prioritaria importanza per la rappresentazione di Bergamo, per la sua identità culturale e la sua attrattività turistica. Adesso la Carrara ha anche un direttore, e questo le darà ancora più slancio. Ma non sono le nostre uniche bandiere: siamo sempre più impegnati per fare davvero di Bergamo “la città di Gaetano Donizetti”, per qualità dell’offerta artistica e riconoscibilità internazionale. E in continuità con Expo, stiamo già lavorando sul progetto Regione gastronomica europea che nel 2017 ci vedrà impegnati insieme a Brescia, Mantova e Cremona.

4) Qual è la sua posizione su Modello Bergamo? E le proposte?

Le proposte richiederanno un serio lavoro di analisi, di cui il rapporto Ocse è solo una parte. Serviranno idee e capacità di visione di lungo periodo, non sarà facile orientare la rotta del sistema economico e istituzionale bergamasco in una stagione di cambiamenti così repentini. Ma è proprio per questo, per la complessità del lavoro che ci attende, che non possiamo permetterci di perdere troppo tempo intorno a questioni di forma. È solo per questo che mi sono permesso di invitare le organizzazioni di impresa a trovare un’intesa. Sono stato criticato, ma mi pare che qualcosa finalmente si sia mosso.

5) La preoccupa il dibattito sulla nuova moschea?

Non particolarmente. In città serve un luogo di culto adeguato per i cittadini di fede musulmana. È un loro diritto costituzionale ed è nell’interesse di tutti che non proliferino luoghi di preghiera abusivi, spesso tali da creare disagio nei quartieri. Ci auguriamo che venga superata l’attuale legge regionale, che rende sostanzialmente impossibile questo percorso. La moschea non potrà essere “mega”, ossia di scala regionale, ma proporzionata ai bisogni della locale comunità islamica, e non potrà sorgere in zone densamente abitate. Su questi punti credo che la maggioranza dei cittadini sia con noi.

6) Che ne pensa del piano Sacbo per l'aeroporto?

Il piano di sviluppo disegna il futuro dello scalo da qui al 2030, ed evidenzia il potenziale di crescita. Questo può essere molto positivo, innanzitutto per l’occupazione e per il sistema economico, a condizione che si trovi un modo per non aumentare l’impatto ambientale dello scalo. In parte ci aiuterà la tecnologia, ma bisognerà anche decidere a cosa rinunciare. Se nei prossimi mesi definiremo l’accordo con Sea, per esempio, potremo immaginare un parziale trasferimento della componente merci.

7) Come vede l'equilibrio del bilancio, anche nel rapporto tasse/servizi?

L’obiettivo che ci siamo dati è quello di aumentare i servizi e di non aumentare le tasse. Fin qui ci siamo riusciti, grazie ad un lavoro certosino sull’efficienza della macchina comunale, e certamente sarà così anche quest’anno. Faremo  ovviamente di tutto per attenerci a questa regola fino alla fine del mandato. Nel frattempo, col passaggio dal Patto di stabilità agli Equilibri finali, possiamo finalmente accelerare sugli investimenti.

8) Quali gli ostacoli per un'azione antismog comune?

Le amministrazioni della provincia stanno facendo del loro meglio per coordinarsi intorno a strategie comuni, anche se non è facile ottenere il consenso di tutti intorno a misure che possono apparire impopolari. Ritengo che la guida spetti alla Regione, che anche in questo caso fa purtroppo poco, e anzi alle Regioni della pianura Padana coordinate tra loro. In fondo l’aria che respiriamo da Torino a Venezia è la stessa. Perché non fare fronte comune?

9) Qual è lo "stato di salute" della sua coalizione?

Mi pare sia in buona salute. La saggezza degli assessori e dei consiglieri di maggioranza, appartenenti a forze politiche di diverse ma con valori e obiettivi largamente comuni, è fin qui stata quella di cercare di anteporre l’interesse generale a possibili motivi di divisione. C’è dialettica, ma con una forte consapevolezza del ruolo di cui i cittadini ci hanno investiti.

10) Sta valutando un suo impegno alle regionali?

No, per la verità. Si fanno molte chiacchiere ma non mi pare che il Partito democratico manchi di potenziali, ottimi candidati alle prossime elezioni regionali. Io ho ancora parecchie cose da fare a Bergamo e per il momento preferisco dedicarmi interamente alla mia città dove ci sono tanti progetti in cantiere e altri in corso di realizzazione.