Tessuti 'imitati' in Cina, il Cotonificio Albini vince in Tribunale

Accolto il ricorso rilevando come la condotta della Cotton Sellers integrasse gli illeciti di contraffazione dei disegni e modelli non registrati e, in relazione a tutti i 54 disegni contestati, di concorrenza sleale

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Bergamo, 30 maggio 2016 -  Il Made in Italy va protetto e difeso. Cotonificio Albini, di Albino, tra le più note aziende al mondo nel campo dei tessuti di alta qualità per camicie, ha ottenuto davanti al tribunale di Milano due provvedimenti favorevoli nel procedimento cautelare promosso nei confronti della Cotton Sellers. Albini contestava alla Cotton Sellers la commercializzazione di un numero elevato di tessuti per camicie, prodotti in Cina, che imitavano i disegni dei suoi tessuti, chiedendo l'emanazione di provvedimenti cautelari. 

Il Tribunale di Milano ha accolto il ricorso, rilevando come la condotta della Cotton Sellers integrasse gli illeciti di contraffazione dei disegni e modelli non registrati e, in relazione a tutti i 54 disegni contestati, di concorrenza sleale. Sotto quest'ultimo profilo, il tribunale ha riaffermato il principio per il quale deve ritenersi illecita la "ripresa pedissequa e ad ampio raggio dei prodotti altrui, associata all'appropriarsi parassitariamente degli investimenti altrui compiuti nello studio e nelle ricerche di settore sui gusti e sulle scelte della clientela, ai fini della scelta e dell'immissione in commercio di tali beni, inflazionando il mercato di prodotti a costi assai ridotti". Il reclamo proposto da Cotton Sellers contro quest'ordinanza è stato rigettato.