Opere a cavallo delle due guerre: l’animo umano svelato dall'arte

Bergamo, altro weekend con la collezione Iannaccone a Palazzo Creberg

Mostra a Palazzo Creberg

Mostra a Palazzo Creberg

Bergamo, 14 maggio 2017 - Secondo weekend con la collezione Iannaccone a palazzo Creberg. E sarà un altro successo di pubblico: nella giornata di oggi, si prevede di toccare quota 5 mila visitatori. Lo straordinario appuntamento offre un percorso espositivo costruito su 70 opere di 22 artisti a cavallo fra le due grandi guerre mondiali, e che si sviluppa sui due piani di dell’edificio. Una mostra, dunque, di pittori, che attraverso le loro opere, raccontano la verità dell’animo umano. Al piano terra, nello spazio centrale, si fa spazio, Renato Birolli, uno degli artisti più apprezzati dal pubblico, con Scipione e Guttuso, per il suo modo di far arte, attraverso la pittura, come mezzo di comunicazione. Pittore dell’utopia e della realtà, che ne la “Nuova Ecumene”, si esprime attraverso la poesia. Nove delle sue opere più affascinanti, dove il colore è protagonista, abbracciano coloro che, al centro della sala, si soffermano per ammirarle.

Sulla parete retrostante, due le opere di Fausto Pirandello che parlano dell’amore per l’essere umano, e che accompagnano i visitatori, al piano superiore, dove una sessantina di dipinti si sviluppano su un’intera parete circolare. Salendo le scale si incontrano le opere di Aligi Sassu, in cui il colore diventa mezzo di espressione. Il percorso prosegue con un focus su Filippo de Pisis e Ottone Rosai: anticonformisti e rivoluzionari, entrambi lontani dai canoni artistici ufficiali. Mentre quest’ultimo ritrae quartieri popolari in cui emerge una forte onestà pittorica verso il reale, de Pisis preferisce i fiori e le nature morte, in cui cattura le emozioni che gli trasmettono gli oggetti, anche quelli più umili e fragili.

Proseguendo il percorso, si incontra un’opera di Tullio Garbari del 1931, che apre a una serie di opere dei Sei di Torino (Jessi Boswell, Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi, e Francesco Menzio) con opere fatte da schemi compositivi semplici, ritraenti il mondo degli affetti. Così anche per i “Chiaristi lombardi”: Angelo del Bon, Francesco De Rocchi e Umberto Lilloni, la cui pittura, è caratterizzata da colori chiari stesi a punta di pennello. Il percorso, prosegue con la “Scuola di Cavour”, in cui Mario Mafai, Antonietta Raphael e Scipione, sono promotori di un linguaggio espressionista, riconoscibile, successivamente, anche nelle opere di Renato Guttuso, Fausto Pirandello e Alberto Ziveri. La mostra, continua lungo il corridoio, con una carrellata di opere di artisti che negli anni Trenta parteciparono alla prova mostra permanente, organizzata dalla «Corrente di vita giovanile». A chiudere, l’opera del 1942 di Emilio Vedova con il “Caffeuccio veneziano”.