Villongo, travolto e ucciso dall'ex vigilessa: perizia cinematica chiarirà l’accaduto

La Procura ipotizza un incarico tecnico per accertare la dinamica

I carabinieri all’interno del parcheggio in via Roma dove l’impiegata comunale ha investito l’operaio lunedì mattina

I carabinieri all’interno del parcheggio in via Roma dove l’impiegata comunale ha investito l’operaio lunedì mattina

Bergamo, 21 giugno 2017 - Con tutta probabilità sarà una perizia cinematica a chiarire i dubbi sul dramma che si è consumato lunedì mattina a Villongo, dove D. C. ha investito e ucciso l’albanese Agron Beshmata per sfuggire a un’aggressione. Sembra questo l’orientamento del pm Gianluigi Lettori, che si occupa della vicenda. Per la procura, infatti, appare verosimile la ricostruzione fornita dalla donna, 44 anni, di Chiari, sposata, madre di un bimbo di 8 anni, impiegata alla biblioteca comunale. Tant’è che non è stata indagata: secondo il pm, fuggiva da un’aggressione che avrebbe potuto avere esiti mortali e comunque l’investimento non è stato volontario.

Il suo racconto regge: non si era accorta di aver investito con la sua Mercedes Classe B l’albanese di 44 anni, muratore, sposato, padre di due figli, pure residente a Chiari, nel quartiere di San Bernardino. L’uomo l’aspettava con in tasca un coltello a serramanico, con cui l’ha ferita a un braccio. Lei, dopo aver schivato alcuni fendenti con la borsetta, è risalita in auto e durante, la manovra, ha travolto l’albanese che si era aggrappato allo specchietto retrovisore nel tentativo di bloccarla. L’orientamento della procura a disporre la perizia cinematica è la conferma di non voler tralasciare nulla. In questo caso, l’impiegata sarà indagata, atto dovuto per nominare un perito di parte che possa partecipare all’esame.

Se l’impianto centrale della storia appare credibile, sono i contorni della vicenda che meritano un approfondimento. A partire da quelle voci incontrollate che hanno iniziato a girare subito dopo la tragedia. E cioè che lui fosse invaghito di lei, che i due si fossero conosciuti più di una decina di anni fa. Era il 2005, la donna all’epoca era vigile a Chiari. Una sera, con altri due colleghi, era intervenuta per sedare una rissa tra albanesi e tra i denunciati c’era anche Bashmeta. Proprio allora tra i due sarebbe nata una lunga amicizia sfociata nell’amaro epilogo di Villongo. L'impiegata, di fronte al pm, ha negato di aver avuto una relazione con l’uomo: solo una conoscenza. Lui, però, convocato domenica sera nella caserma dei carabinieri di Chiari - dopo che la donna aveva raccontato ai militari di essere stata speronata con l’auto - avrebbe detto che suo figlio sarebbe nato da una loro relazione.

Proprio per chiarire questi aspetti ieri mattina in procura è stata convocata il sindaco di Villongo, Maria Ori Belometti, che lunedì mattina aveva parlato con la donna subito dopol’accaduto. Il sindaco l’anno scorso aveva denunciato la Chiari per aver usato in modo improprio il cartellino di accesso al luogo di lavoro per “taroccare” le ore straordinarie. Il primo cittadino avrebbe detto che la Chiari al suo paese frequentava alcuni albanesi.