Choc anafilattico a Zogno: Roberto Frigeni muore dopo due giorni di agonia

Ricoverato in Terapia intensiva all’ospedale cittadino, dove era arrivato in elisoccorso, il quadro clinico dell’operaio è andato via via peggiorando fino al decesso

Roberto Frigeni (De Pascale)

Roberto Frigeni (De Pascale)

Bergamo, 11 agosto 2017 - Martedì mattina era stato punto da un calabrone e ieri mattina è morto dopo due giorni di agonia all’ospedale Papa Giovanni XXIIII di Bergamo, dove era ricoverato. Roberto Frigeni, 53 anni, operaio (lavorava in una tipografia di Valtesse) originario di Arcene ma da anni residente a Bracca, appassionato di caccia, quel giorno con un amico, stava sistemando proprio un capanno per la caccia a Spino al Brembo, frazione di Zogno, in vista della stagione autunnale. Sembrava un incidente banale, ma nel giro di pochi minuti, invece, le condizioni di Frigeni si sono aggravate al punto che l’uomo ha perso i sensi a causa di uno choc anafilattico provocato dal veleno dell’insetto. Vani i tentativi di rianimarlo dell’amico di rianimarlo, così come quelli dei medici del 118 intervenuti sul posto. Ricoverato in Terapia intensiva all’ospedale cittadino, dove era arrivato in elisoccorso, il quadro clinico dell’operaio è andato via via peggiorando fino al decesso.

Dipendente di una tipografia a Valtesse, Frigeni abitava a Bracca da diversi anni. Molto conosciuto in paese, lascia nel dolore una figlia ventenne, Elisabetta, e la moglie Silena Wanderley. La sua grande passione era la musica e la batteria in particolare: suonava negli “Shadow”, con i quali si era esibito per l’ultima volta il 29 luglio a una festa di Bracca. Come cacciatore e pescatore era stato tra i fondatori dell’Albra, associazione di pesca di Algua e Bracca.