Lavori socialmente utili per i richiedenti asilo: l'integrazione passa da aiuto a comunità

Cologno al Seri, il sindaco: "Crediamo sia importante che i ragazzi ospitati nel nostro paese possano interagire con la comunità, dimostrando così di essere in grado di dare qualcosa di positivo"

(De Pascale)

(De Pascale)

Cologno al Serio (Bergamo), 23 gennaio 2017 - Mantenimento del decoro urbano, come, per esempio, la raccolta delle foglie e la pulizia degli spazi comuni; sistemazione del magazzino comunale e interventi per mettere in sicurezza marciapiedi e luoghi pubblici in caso di neve. Sono i lavori socialmente utili che, a partire da oggi, vedranno impegnati i richiedenti asilo ospitati dalla Caritas a Cologno al Serio: si tratta di sei persone, d’età compresa fra i 23 ed i 35 anni, quattro pakistani e due bengalesi.

Il progetto è stato realizzato dall’amministrazione guidata dal sindaco Chiara Drago, in collaborazione con la Caritas e la cooperativa Ruah, presente sul territorio orobico da tre decenni, specializzata nel settore dell’accoglienza e che oggi ospita ben 1.550 richiedenti asilo sui circa 2.300 presenti nella Bergamasca. A Cologno i migranti avranno come referente l’Ufficio tecnico comunale, che si relazionerà con i responsabili del progetto della Ruah. I sei richiedenti asilo impegnati nei lavori saranno seguiti anche dal consigliere di maggioranza Imerio Dadda, delegato al settore del decoro urbano.

Il progetto avrà una durata di sei mesi, nel corso dei quali Comune e cooperativa si confronteranno per apportare eventuali cambiamenti e miglioramenti e individuare nuove possibili attività da far rientrare nell’iniziativa, in relazione al livello di impegno e interazione con la cittadinanza che nel frattempo gli immigrati avranno sviluppato. «È un piano a cui stiamo lavorando da tempo – sottolinea soddisfatta il sindaco – Crediamo sia importante che i ragazzi ospitati nel nostro paese possano interagire con la comunità, dimostrando così di essere in grado di dare qualcosa di positivo. In questo modo è possibile superare la diffidenza che può portare a vedere questi giovani come persone pericolose. Il primo progetto parte con loro – conclude Chiara Drago – ma poi abbiamo intenzione di estenderlo anche ai richiedenti asilo ospitati a Castel Liteggio».