Una sigaretta come scusa per picchiare: l’odio razziale fa tre condanne

Tre giovani bergamaschi sono stati condannati per lesioni aggravate dall’odio razziale

Una sigaretta

Una sigaretta

Bergamo, 7 dicembre 2016 - «Bastardo», «marocchino di ..., torna al tuo Paese» e botte, tante, per aver rifiutato una sigaretta. È capitato, la mattina del 18 aprile del 2015, intorno alle 6, in viale Giulio Cesare, a S.M., marocchino di 32 anni. Mentre era con un collega di lavoro italiano, l’immigrato era stato aggredito da tre bergamaschi, i fratelli L.e C. S., di Almè, 22 e 26 anni, il primo impiegato, il secondo operaio, e il loro amico F.M., 24 anni. Ieri i tre sono stati condannati dal giudice Donatella Nava per lesioni aggravate dall’odio razziale: i fratelli, entrambi incensurati, hanno rimediato una pena a 6 mesi di reclusione.

A M. che non si è mai presentato in aula, è invece andata una condanna a 9 mesi di reclusione. Il pm aveva chiesto per tutti e tre una pena più mite: 4 mesi. Tutti hanno ottenuto la sospensione condizionale della pena subordinata al pagamento alla vittima di 9mila euro come risarcimento del danno.