Unesco, mura venete candidate come gioiello dell’umanità

Opera difensiva che la Repubblica di Venezia costruisce tra il 1561 e il 1588, è il cavallo di battaglia con cui l’Italia mira ad aggiungere un titolo di patrimonio dell’Unesco al proprio archivio di tesori architettonici

Abbraccio sulle Mura venete

Abbraccio sulle Mura venete

Bergamo, 26 ottobre 2016 - «La città è tutta serrata con baluardi e i suoi membri quasi tutti terrapienati, compite le piazze, i parapetti e le traverse per coprirsi dalle vicine colline e la fortezza col circuito di tre miglie è bellissima», scriveva nel 1590 il comandante veneto Alvise Grimani delle mura di Bergamo. Opera difensiva che la Repubblica di Venezia costruisce tra il 1561 e il 1588, per consolidare almeno le posizioni sulla terraferma mentre vede diminuire sensibilmente il traffico sulle navi mercantili. E ora quel monumento, che si è conservato nei secoli, è il cavallo di battaglia con cui l’Italia mira ad aggiungere un titolo di patrimonio dell’Unesco al proprio archivio di tesori architettonici.

La provincia di Bergamo può vantare già una sua perla, il villaggio operaio di Crespi d’Adda. Ma il progetto in cui rientrano i bastioni della città alta è più ambizioso. «Le opere di difesa veneziane tra il XV ed il XVII secolo», questo il nome della candidatura, è un’antologia di opere difensive della Serenissima. Un programma che ha in Bergamo la sua perla, ma coinvolge altre città italiane e straniere che in virtù del loro passato di colonie veneziane, possono vantare mura con inciso il Leone di San Marco. Croazia e Montenegro sono i due Paesi più coinvolti.

«Si tratta di un sito seriale ed è quello su cui oggi punta l’Unesco – aveva spiegato nei mesi scorsi proprio al “Giorno” Cristina Cappellini, assessore a Culture, identità e autonomie di Regione Lombardia -. È stata scelta ufficialmente come candidatura dell’Italia e spero che l’anno prossimo potremo festeggiare l’undicesimo riconoscimento per la Lombardia».

Le Mura di Bergamo corrono per circa 6,2 chilometri e possono raggiungere un’altezza massima di 50 metri. Sono composte da 14 baluardi, due piattaforme, 32 garitte e un centinaio di bocche per le armi da fuoco, più quattro porte. Sono ben conservate, come quelle di altre città di dominazione veneziana, e rappresentano uno dei poli attrattivi per i turisti in viaggio. La Lombardia conta già su 10 perle dell’Unesco, il 20% dei beni italiani che hanno ricevuto il titolo di patrimonio dell’umanità. Nove sono siti monumentali: l’arte rupestre della Val Camonica, Santa Maria delle Grazie e il Cenacolo di Leonardo da Vinci, il villaggio operaio di Crespi d’Adda, i Sacri monti a Ossuccio e a Varese, la Ferrovia retica dell’Albula e del Bernina, Mantova e Sabbioneta, il Monte San Giorgio, le palafitte dell’arco alpino e i centri di potere e di culto nell’Italia longobarda. A cui aggiungere una decima stella, quella immateriale della liuteria made in Cremona. Le mura di Bergamo sarebbero l’undicesima stella.

Più utili come bene architettonico che come opera di difesa: con lo sviluppo del cannone, infatti, sono diventate presto inutili, tanto che nel 1797 i francesi non hanno avuto bisogno di sparare nemmeno un proiettile per penetrare le difesa e conquistare la città alta.