Avvelena il marito con l'insulina: il pm chiede 14 anni

Secondo l'accusa la 49enne di Premolo gli avrebbe iniettato insulina per poter vivere liberamente la sua storia clandestina

Laura Mappelli

Laura Mappelli

Premolo (Bergamo), 5 luglio 2017 - Quattordici anni per tentato omicidio. È la condanna chiesta dal pm Laura Cocucci nei confronti di Laura Mappelli, ex infermiera 49enne di Premolo arrestata il 12 dicembre 2015 con l’accusa di aver sciolto, il 4 dicembre dello stesso anno, un sonnifero nel caffè del marito, per intontirlo e poi somministrargli un’iniezione di insulina per ucciderlo e togliere di mezzo in questo modo “l’ostacolo” che le impediva di proseguire la relazione con un altro uomo che andava avanti da parecchio tempo e che dura tutt’ora. L’episodio era avvenuto nella casa di Premolo dove i due vivevano da quando si erano sposati. Il coniuge, Bortolo Rossi, 43 anni, autista di pullman in Alta Valle Seriana, era stato ricoverato all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo in gravi condizioni per una crisi ipoglicemica, ma si era ripreso quasi subito: erano stati i medici che gli avevano salvato la vita a scoprire la concentrazione anomala e sospetta di insulina. Ora l’uomo è parte civile al processo con l’avvocato Cristina Redondi di Brescia. La sentenza del collegio giudicante del tribunale, presieduto dal giudice Antonella Bertoja (a latere Alessandra Chiavegatti e Massimiliano Magliacani), è prevista il 20 luglio.

Laura Mappelli, difesa dall’avvocato Salvatore Davide di Milano, respinge le contestazioni. Fu lei, ha sempre sostenuto, a praticare il massaggio cardiaco al consorte, quando si era accorta che stava male, pensando fosse stato colpito da un infarto. "Le accuse a suo carico – ha sottolineato ieri mattina, durante la sua arringa, il legale – sono indiziarie. Non esistono prove certe. Per questo chiedo che la mia assistita venga assolta". Ieri marito e moglie sedevano a pochi metri di distanza l’uno dall’altra, ma non si sono rivolti nemmeno uno sguardo. I due sono ancora sposati. "Dovremo procedere alla separazione – ha detto Rossi durante una delle udienze passate –. Ma voglio attendere l’esito del processo. Non era stata una scelta leggera sposarsi dopo 12 anni di convivenza, non è facile neanche separarsi. Sa, sulla fede nuziale c’è una frase significativa: amare per sempre". L’autista ha sempre detto di non aver mai sospettato di quella storia segreta della moglie con un altro uomo, un conducente di pullman come lui, che conosceva parzialmente. "Solo dopo essere stato male – ha sostenuto Rossi in aula – ho ripensato ad alcune cose, a una certa intimità che avevano quando ci vedevamo tutti insieme, ad esempio ai corsi di danza latino americana. Ma proprio non avrei immaginato una tresca".