2010-02-21
COLERE
NON CE LHA FATTA Sergio Pennacchio, il 25enne di Monticelli Brusati (Brescia) travolto venerdì pomeriggio da una valanga in Val di Scalve ed estratto dopo due ore nella neve in condizioni disperate: il suo cuore aveva infatti già cessato di battere, ma lo stato di ibernazione in cui si trovava non aveva però consentito ai medici di constatarne ufficialmente il decesso. Luomo è morto ufficialmente intorno alla mezzanotte di venerdì agli Ospedali Riuniti di Bergamo.
La tragedia si è consumata, pochi minuti dopo le 15, tra il rifugio Cima Bianca e il rifugio Albani, nel comune di Colere, a circa duemila metri di quota. Pennacchio, che era un collaboratore del rifugio Albani, era in sella a una motoslitta insieme a una collega, Giulia Visinoni, 25 anni, di Rovetta, che è riuscita miracolosamente a salvarsi e a lanciare lallarme. Secondo una prima ricostruzione, sembra che i due stessero raggiungendo il rifugio Albani percorrendo il tragitto abituale, quando, a circa metà strada, fra il rifugio Albani e il rifugio Cima Bianca, sono stati colpiti da una valanga con un fronte di circa 100 metri. La motoslitta si è ribaltata: la 25enne di Rovetta, sbalzata, è riuscita a rimanere sul percorso per il rifugio, illesa.
SERGIO PENNACCHIO, invece, è finito con la motoslitta venti metri più sotto ed è rimasto sepolto da mezzo metro di neve. A dare lallarme è stata Giulia Visinoni, raggiunta dopo pochi minuti da unaltra collaboratrice del rifugio. Scavando con le mani nella neve, sono state proprio le due ragazze, nei minuti successivi lincidente, a individuare una mano di Pennacchio e a liberargli la faccia in attesa dei soccorritori. Il ferito è stato completamente estratto dopo due ore in tutto dal momento della valanga e trasportato allospedale di Piario, dovè stato sottoposto a un esame del sangue per verificare la concentrazione di potassio, il cui valore indica la compatibilità con la vita. Infine, il trasferimento in ambulanza ai Riuniti di Bergamo, dove i medici hanno fatto di tutto per salvarlo.
LA NOTIZIA della morte di Sergio Pennacchio è giunta come un fulmine a ciel sereno tra i titolari e i collaboratori del rifugio Albani. «Sergio faceva loperaio, ma la sua grande passione era la montagna - ricorda commosso Pablo Ayala, 32 anni, anchegli bresciano, gestore del rifugio Albani -. Così, appena ha potuto, si è licenziato ed è venuto a lavorare da noi. Aveva un contratto a chiamata, come gli altri miei collaboratori. Saliva il giovedì o il venerdì, a seconda delle necessità, e tornava a casa la domenica. Ancora non riesco a credere che sia morto». A Monticelli Brusati, il paese della Franciacorta dove Sergio Pennacchio viveva con la madre, la notizia della disgrazia è giunta tardi, con i primi telegiornali della sera. «Era un bravo ragazzo, molto riservato e gentile», lo ricordano i compaesani.
«Sono molto dispiaciuto per quello che è successo - afferma Paolo Valoti, presidente del Cai di Bergamo -. Della dinamica si sa ancora poco. Comunque in questi giorni il pericolo valanghe sulle nostre montagne resta alto. Ancora una volta invito ad evitare assolutamente il fuoripista.
Michele Andreucci
COLERE
NON CE LHA FATTA Sergio Pennacchio, il 25enne di Monticelli Brusati (Brescia) travolto venerdì pomeriggio da una valanga in Val di Scalve ed estratto dopo due ore nella neve in condizioni disperate: il suo cuore aveva infatti già cessato di battere, ma lo stato di ibernazione in cui si trovava non aveva però consentito ai medici di constatarne ufficialmente il decesso. Luomo è morto ufficialmente intorno alla mezzanotte di venerdì agli Ospedali Riuniti di Bergamo.
La tragedia si è consumata, pochi minuti dopo le 15, tra il rifugio Cima Bianca e il rifugio Albani, nel comune di Colere, a circa duemila metri di quota. Pennacchio, che era un collaboratore del rifugio Albani, era in sella a una motoslitta insieme a una collega, Giulia Visinoni, 25 anni, di Rovetta, che è riuscita miracolosamente a salvarsi e a lanciare lallarme. Secondo una prima ricostruzione, sembra che i due stessero raggiungendo il rifugio Albani percorrendo il tragitto abituale, quando, a circa metà strada, fra il rifugio Albani e il rifugio Cima Bianca, sono stati colpiti da una valanga con un fronte di circa 100 metri. La motoslitta si è ribaltata: la 25enne di Rovetta, sbalzata, è riuscita a rimanere sul percorso per il rifugio, illesa.
SERGIO PENNACCHIO, invece, è finito con la motoslitta venti metri più sotto ed è rimasto sepolto da mezzo metro di neve. A dare lallarme è stata Giulia Visinoni, raggiunta dopo pochi minuti da unaltra collaboratrice del rifugio. Scavando con le mani nella neve, sono state proprio le due ragazze, nei minuti successivi lincidente, a individuare una mano di Pennacchio e a liberargli la faccia in attesa dei soccorritori. Il ferito è stato completamente estratto dopo due ore in tutto dal momento della valanga e trasportato allospedale di Piario, dovè stato sottoposto a un esame del sangue per verificare la concentrazione di potassio, il cui valore indica la compatibilità con la vita. Infine, il trasferimento in ambulanza ai Riuniti di Bergamo, dove i medici hanno fatto di tutto per salvarlo.
LA NOTIZIA della morte di Sergio Pennacchio è giunta come un fulmine a ciel sereno tra i titolari e i collaboratori del rifugio Albani. «Sergio faceva loperaio, ma la sua grande passione era la montagna - ricorda commosso Pablo Ayala, 32 anni, anchegli bresciano, gestore del rifugio Albani -. Così, appena ha potuto, si è licenziato ed è venuto a lavorare da noi. Aveva un contratto a chiamata, come gli altri miei collaboratori. Saliva il giovedì o il venerdì, a seconda delle necessità, e tornava a casa la domenica. Ancora non riesco a credere che sia morto». A Monticelli Brusati, il paese della Franciacorta dove Sergio Pennacchio viveva con la madre, la notizia della disgrazia è giunta tardi, con i primi telegiornali della sera. «Era un bravo ragazzo, molto riservato e gentile», lo ricordano i compaesani.
«Sono molto dispiaciuto per quello che è successo - afferma Paolo Valoti, presidente del Cai di Bergamo -. Della dinamica si sa ancora poco. Comunque in questi giorni il pericolo valanghe sulle nostre montagne resta alto. Ancora una volta invito ad evitare assolutamente il fuoripista.
Michele Andreucci
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