Romano, schianto mortale contro il muretto: a giudizio la proprietaria

La donna è accusata di omicidio colposo: nell'incidente morirono tre ragazzi di Cividate al Piano

La vettura  dei ragazzi finita contro il cemento

La vettura dei ragazzi finita contro il cemento

Romano di Lombardia (Bergamo), 18 ottobre 2017 - La notte del 30 giugno del 2012 tre giovani di Cividate al Piano, Davide Sabbadini, 19 anni, Giulia Aceti, 15 anni, e Fabiana Frigeni, 16 anni, erano morti dopo che la Ford Escort station wagon condotta dal ragazzo era andata a schiantarsi contro il muretto di cinta di un capannone industriale.

Per quel tragico episodio, ieri il gup Ciro Iacomino ha rinviato a giudizio per omicidio colposo la proprietaria del capannone, A.S. di 66 anni, difesa dall’avvocato Roberto Bruni: una perizia disposta dall’accusa ha stabilito che il muretto era stato costruito a un metro dalla carreggiata invece che a tre metri, come stabilisce il codice della strada. Non solo. Secondo le contestazioni, la donna avrebbe effettuato dei lavori senza chiedere il permesso al Comune di Romano di Lombardia. Il processo inizierà il 23 febbraio. Lo schianto si era verificato poco prima dell’una, quando i ragazzi stavano facendo ritorno a casa, dopo una serata trascorsa, con altri amici, in un locale di Cologno al Serio, per festeggiare l’esame di maturità sostenuto proprio quel 30 giugno da Davide Sabbadini. All’improvviso il 19enne aveva perso il controllo della vettura, che aveva zigzagato per qualche metro e poi finito la sua corsa contro il muretto di cinta del capannone. Sabbadini e Giulia Aceti, che si trovava sul sedile accanto a quello del conducente, erano morti sul colpo. Fabiana Frigeni, invece, era stata trovata in fin di vita dai soccorritori del 118 ed era stata ricoverata in gravissime condizioni all’ospedale di Romano di Lombardia, dove era spirata il pomeriggio del 1 luglio, a causa delle gravissime ferite riportate nello schianto. La notizia della morte dei tre giovanissimi era giunta come un fulmine a ciel sereno a Cividate al Piano, dove i tre vivevano e frequentavano l’oratorio di San Nicolò.