Bergamo, il meeting alternativo al G7: "No al business: il cibo è un diritto"

Incontri a tema, spettacoli e il corteo organizzato dalla "Rete" di associazioni e movimenti

Gli organizzatori del vertice-bis al centro giovanile Edonè

Gli organizzatori del vertice-bis al centro giovanile Edonè

Bergamo, 10 ottobre 2017 - Mancano quattro giorni al summit dell’agricoltura, con i ministri delle 7 economie più avanzate, e la Rete bergamasca per l’alternativa al G7 è già operativa. In questi mesi, infatti, il Forum ha riunito decine di realtà - cittadini, attivisti e associazioni, tra cui Rifondazione comunista, No parking Fara, Gap Bergamo, Csa Paci Paciane e Acli Terra - impegnate nella realizzazione di cinque tavoli di lavoro, plenarie e mercati agricoli.

«Noi non ci stiamo e costruiamo l’alternativa» è il motto che accompagnerà il Forum alternativo, in scena incontemporanea al G7. «Il modello proposto dal G7 e quello agroecologico basato sulla sovranità alimentare non sono compatibili - spiega Roberta Maltempi, coordinatrice del Forum -. Il G7 si basa su una politica agricola capitalista e neoliberalista, mentre noi ci rispecchiano in un sistema che mette al centro il cibo come diritto al nutrimento e alla sostenibilità del sistema agricolo-alimentare».

Anteprima giovedì sera al centro culturale di Dalmine, dove Andrea di Stefano, economista e direttore della rivista Valori, Simonetta Poli, di Rete gas Bergamo, e Cristiano Poluzzi, segretario di Rc Dalmine, apriranno l’assemblea pubblica rivolta alla demercificazione del cibo e alla tutela dell’ambiente. Sabato alle 9, al centro Edonè di Redona, la giornata plenaria Agrobusiness vs Agroecologia: si parlerà di prospettive e obiettivi della Rete, con gli interventi di Vittorio Agnoletto, europarlamentare commissione diritti umani, Gianni Tamino, ricercatore sul tema delle biotecnologie, Monica di Sisto, rappresentante Stop TTIP Italia, e Fabrizio Garbarino, presidente Ass. rurale italiana. Il momento clou sarà il corteo di domenica, alle 14, dalla stazione di Bergamo, per manifestare pacificamente, al grido di “No, noi non ci stiamo e vogliamo costruire l’alternativa”. «Parlare di controvertice è sbagliato, poiché implica un conflitto che non ci appartiene» conclude Roberta Maltempi.