Via Fara, rifiuti interrati nel parcheggio: nuova udienza preliminare per i 5 indagati

Riparte il processo, ma la difesa contesta la competenza del gup di Michele Andreucci

L’area del parcheggio di via Fara

L’area del parcheggio di via Fara

Bergamo, 24 luglio 2015 - «I reati ambientali, essendo puniti con una contravvenzione, sono di competenza del giudice monocratico e a citazione diretta, non devono quindi passare per l’udienza preliminare. La Cassazione nell’annullare la sentenza di prescrizione del gup Tino Palestra ha rinviato il procedimento al tribunale, non al gup. Chiediamo quindi che quest’ultimo restituisca gli atti al pm, il quale poi dovrà disporre la citazione diretta a giudizio, senza passare dall’udienza preliminare».

È questa l’eccezione sollevata ieri dagli avvocati Marina Zalin del foro di Verona e Giuseppe Scozzari del foro di Agrigento, nel corso della nuova udienza preliminare sul presunto abuso ambientale nel cantiere del parcheggio di via Fara, in Città Alta, che vede indagati l’imprenditore bergamasco Pierluca Locatelli e quattro suoi ex collaboratori: Luca Piero Milesi, legale rappresentante della Locatelli Lavori; Andrea Fusco, della Locatelli Geom. Gabriele; Giovanni Rocca e Corrado Sora, responsabili tecnici e procuratori delle due aziende. Il gup Ezia Maccora si è riservata la decisione ha rinviato il procedimento al prossimo 17 settembre.

La vicenda sembrava finita con la sentenza di prescrizione emessa, il 2 aprile 2014, dal gup Tino Palestra, alla quale si erano però opposti i pm Laura Cocucci e Franco Bettini, che si erano rivolti alla Corte di Cassazione. La suprema corte nel marzo scorso aveva annullato con rinvio la decisione del gup Palestra e quindi gli indagati erano tornati davanti al giudice dell’udienza preliminare. Un caso annoso, quello dei lavori nell’ex parco faunistico. Il 30 dicembre 2008 crolla la parete di contenimento del futuro parcheggio interrato. È la titolare dell’opera, la Bergamo Parcheggi, cordata che include tra gli altri la Locatelli Geom. Gabriele, a concordare con l’imprenditore bergamasco il trasporto e il deposito sul posto di 22mila metri cubi di materiale da scavo, per contenere la frana. Ma il Corpo Forestale dello Stato, nei primi mesi del 2009, segnala presunte irregolarità. Tutto resta nel cassetto tre anni, fino a quando su Locatelli, dopo l’arresto su richiesta della Dda di Brescia, si accende il faro di più procure. I pm di Bergamo ripescano l’informativa della Forestale: secondo l’accusa, il materiale depositato in via Fara è da considerare rifiuto, scarto di lavorazione edile che non poteva essere riutilizzato se non dopo apposito trattamento.

L'ipotesi di reato è la gestione illecita di rifiuti. Locatelli e i suoi collaboratori finiscono davanti al gup Tino Palestra, che stabilisce che il reato è prescritto, perchè commesso con il deposito del materiale più di cinque anni prima. Per la procura, invece, il reato “permane”, perchè terra e roccia non trattate sono ancora lì.