Bustarella dalla barista, l'ispettore Ats resta in cella

Il gip: c’è il pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove

L’ispettore Ats è stato trovato con la busta ancora in tasca

L’ispettore Ats è stato trovato con la busta ancora in tasca

Albino (Bregamo), 10 dicembre 2017 - Resta in carcere B.C., 63 anni, l’ispettore del Dipartimento di prevenzione medico area igiene-alimenti e della sicurezza nutrizionale dell’Ats arrestato in flagranza di reato mercoledì mentre intascava 300 euro dalla titolare di un bar di Albino, alla quale aveva promesso verifiche meno rigide all’interno del suo locale. Per il gip Ciro Iacomino, che ha convalidato l’arresto, esiste il pericolo di reiterazione del reato e il pericolo di inquinamento delle prove, visto che secondo la vittima ci sarebbero altre donne, tutte titolari di bar, pronte a denunciare a loro volta l’uomo. 

Durante l’interrogatorio, B.C., che è assistito dall’avvocato Eugenio Sarai, ha respinto le accuse. Riguardo l’episodio che gli è costato l’arresto, ha spiegato che è stata la donna ad insistere per consegnargli una busta chiusa (“Io non sapevo cosa ci fosse dentro”). Anzi, sarebbe stata lei a infilargliela nella tasca del giubbotto. Solo una volta entrato nella sua auto, l’uomo avrebbe aperto la busta e constatato che conteneva 300 euro. A quel punto, però, era stato arrestato dagli agenti della polizia stradale di Bergamo, sezione di polizia giudiziaria, ai quali qualche giorno prima si era rivolta l’esercente, stanca di pagare l’ispettore dell’Ats., che avevano provveduto a fotocopiare le banconote. Il primo episodio risale addirittura al 2011 e in quell’occasione il 63enne, per chiudere un occhio, avrebbe intimato alla titolare del bar di Albino di essere carino con lui, una sorta di avances che gli sono costate l’accusa di tentata violenza sessuale (“Mai fatto approcci sessuali”, ha detto ieri l’uomo al gip).

Il secondo episodio incriminato risale invece al 2014, quando B.C. avrebbe chiesto alla donna 500 euro, sempre in cambio di aggiustare i verbali. L’avvocato Sarai, al termine dell’interrogatorio, aveva chiesto che non fossero applicate misure o, in subordine, l’obbligo di dimora a Nembro, dove abita il suo assistito, o gli arresti domiciliari.