Bergamo, 29 giugno 2014 - «Lasciate Massimo Bossetti alla piazza». Il gruppo creato su Facebook poche ore dopo il fermo del presunto assassino di Yara Gambirasio è stato chiuso. Sul social network non c’è più traccia della bacheca che ha raccolto online la rabbia e lo sdegno sfogati davanti alla caserma dei carabinieri di via delle Valli, il giorno in cui Bossetti è stato portato in carcere.

Il nome forte. Alcuni commenti sopra le righe sono alla base della chiusura del gruppo, che in meno di 24 ore dal fermo aveva raccolto 2.500 «mi piace» (adesioni, nel linguaggio di Facebook). I promotori si erano professati «contrari alla violenza e alla pena di morte». La pagina virtuale era nata come contenitore per «sfogare il disappunto». Che, spesso, si è trasformato in vendetta, dimenticando la presunzione di innocenza.

Il profilo Facebook che Massimo Bossetti aveva creato è stato oscurato per preservare l’artigiano edile di Mapello e i figli minorenni presenti nelle fotografie. Ma sul social network si sono moltiplicati gruppi e pagine virtuali. Colpevolisti e innocentisti si dividono a colpi di «mi piace». La comunità online con più adesioni (771) è quella che accoglie entrambe le posizioni: «Massimo Giuseppe Bossetti: colpevole o innocente?». Segue «Massimo Bossetti: il giallo di Yara è risolto?».

Conta 423 «mi piace» e precisa che lo scopo è «permettere alle persone di esprimere la propria opinione sul caso rispettando la dignità sia dell’accusato che della vittima». Il partito degli innocentisti è nutrito: 315 utenti sono iscritti alla pagina Facebook «Difendiamo la presunta innocenza di Massimo Bossetti». «Massimo Bossetti in galera» e «Pena di morte per Massimo Giuseppe Bossetti e Carlo Lissi» hanno rispettivamente 35 e 27 «mi piace».