Lovere (Bergamo), 28 aprile 2014 - «Marco era un ragazzo che correva. Sempre. Correva per primo in aiuto di tutti. Era speciale, e per questo sarebbe bello se l’oratorio, dove lui si impegnava, continuasse a ricordarlo». Sono le parole pronunciate come una preghiera da don Claudio Laffranchini, 32 anni, curato da sei, durante i funerali di Marco Gusmini, di 21 anni, originario di Lovere. Era visibilmente commosso, don Claudio. Il giorno della tragedia era a Cevo, a pochi possi passi da Marco quando la croce di legno del Cristo redentore si è spezzata uccidendolo. Ha assistito agli ultimi istanti di vita del giovane parrocchiano. A stento ha trattenuto le lacrime. Un momento toccante della cerimonia che si è svolta ieri pomeriggio alle 15 nella basilica restaurata di Santa Maria in Valvendra, a Lovere, paese in lutto cittadino, e dove Marco abitava in via Papa Giovanni XXIII.

Toccante è stato anche l’attimo in cui in cui gli amici del 21enne hanno posato una maglia rossa sulla bara di legno, che la mamma di Marco ha preso e tenuta stretta durante la celebrazione del rito, proseguita con le musiche del coro dell’oratorio. Fuori pioveva, ma nonostante il tempo avverso tantissime persone hanno voluto tributare l’ultimo saluto a Marco, uno di loro. La basilica era stracolma. Tanti i giovani, gli amici, i bambini della Prima comunione di Lovere, intere delegazioni di associazioni ed enti del territorio bergamasco e bresciano, oltre ai sindaci della Valle Camonica, tra cui quello di Cevo, accanto al collega di Lovere, Giovanni Guizzetti. A presidere la cerimonia il vescovo emerito di Brescia, Mario Vigilio Olmi (che oggi, in occasione della proclamazione santi dei due papi, avrebbe dovuto officiare la santa messa a Cevo, proprio sotto la croce realizzata da Enrico Job in occasione della visita a Brescia nel 1998 di Papa Giovanni Paolo II). Con lui il parroco di Lovere, don Giacomo Bulgari, quello di Cevo e altri quindici sacerdoti.

A inizio messa, don Giacomo ha detto: «Marco era un ragazzo che ispirava tenerezza e ammirazione per la tenacia con cui affrontava la vita». Monsignor Olmi ha sottolineato che «lo Spirito Santo non lascerà soli neppure noi nel nostro dolore a quella domanda: perché». Una risposta la potrà dare la Procura di Brescia, che ha già chiesto agli esperti incaricati di compilare una perizia tecnica per capire i motivi che hanno provocato la caduta della pesante croce in legno.