Bergamo, 24 aprile 2014 - Un papa segnato dalla malattia, sofferente, prossimo alla morte. Trova la forza per prendere la penna e stendere una lettera di cordoglio per la scomparsa del vecchio amico Riccardo Terzi, biologo, creatore di un vitigno autoctono del Bergmasco (l’incrocio Terzi numero 1), ultimo sindaco di Sotto il Monte prima del fascismo, primo sindaco dopo la Liberazione. Papa Roncalli si scusa con l’avvocato Federico Terzi, figlio di Riccardo, del ritardo con cui scrive. È di suo pugno anche l’indirizzo, via Panzeri 5 a Bergamo. È il primo maggio 1963. Il 3 giugno Giovanni XXIII termina il suo grande viaggio. La lettera è forse il suo ultimo documento autografo.

«Mio caro avvocato Federico, ho voluto riservare a me stesso personalmente l’espressione del mio sentimento in occasione del transito alla eterna vita del suo caro papà, il signor Riccardo. Ciò ha ritardato alquanto questa espressione di mestizia, ma non la rende meno viva, sincera e pia. Il sigr. Riccardo riassumeva insieme col suo caro fratello cav. Osvaldo quanto fu per me motivo di cordiale rispetto e di sincera stima ed affezione per tutta la distintissima famiglia Terzi, ornata dalla venerabile corona dei suoi sacerdoti canonico Gerolamo, don Leonzio e don Federico, dai genitori della penultima vostra generazione, sigr. Fausto e degnissima consorte, genitori vostri e parenti quali veggo ricordati nella partecipazione funebre, così come io sempre li ricordo anche a lontananza di tempi e di luoghi e circostanze. L’ala della Provvidenza si distenda sopra la casa di ciascuno, si diffonda sopra ciascuna di queste case e persone una soavità di sentimento che intreccia i ricordi del passato con la certezza dell’eterno avvenire. All’anima mia torna dolce il pensiero, anche questo pensiero, che le salme dei nostri cari defunti, delle nostre famiglie Terzi e Roncalli, riposino nello stesso cimitero di Sotto il Monte. E anche che la mia benedizione di umile Pontefice della Chiesa universale la raggiunga insieme a preannunzio ed a sicurezza degli eterni godimenti di cui Gesù benedetto e benedicente si proclama risurrezione e vita.
Caro Federico e caro sigr. Osvaldo, e tutti i cari componenti della famiglia Terzi, cuori ed occhi in alto, confidenti e benedetti.
Ioannes XXIII».

Gabriele Terzi è avvocato a Bergamo come il padre Federico. Nella grande casa di Sotto il Monte si affollano le memorie di una famiglia che affonda le sue origini nel 1300. «Nonno Riccardo era di solo quattro anni più anziano di Roncalli. La loro amicizia risale all’infanzia. Il rapporto fra i Roncalli e i Terzi venne cementato anche dalla presenza nella nostra famiglia dei tre sacerdoti citati nella lettera, in particolare don Gerolamo, canonico nella cattedrale di Bergamo. Mi viene logico pensare che il canonico avesse riconosciuto le grandi potenzialità del giovane Roncalli e lo aiutasse. Da bambino venivo a Sotto il Monte. Roncalli villeggiava a Ca’ Maitino, che all’epoca apparteneva ai baroni Scotti. Mia madre mi portava alla sua messa. Siamo negli anni ‘50. Ho un ricordo ancora precedente, sono nato nel ‘46, potevo avere due o tre anni. Ci trovavamo nel lungo corridoio al piano di sopra. Roncalli vestiva tutti i paramenti vescovili e si faceva vedere da me andando avanti e indietro nel corridoio. A un certo punto gli ho detto: “Ma che pancia che hai”».

«Nonno Riccardo mancò il giorno della vigilia di Pasqua del 1963. Quando arrivò la lunga lettera del Papa ci commuovemmo e insieme ci meravigliammo perché sapevamo che era molto malato. Per noi la sua morte fu un nuovo lutto familiare».

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