Bergamo, 23 aprile 2014 - Un Papa che pareva insofferente del severo cerimoniale vaticano. Legatissimo al paese d’origine di cui chiedeva minuziose informazioni al sindaco. Sconcertato dal primo condominio, che avvertiva come una stonatura con le contrade, le corti, i cascinali di Sotto il Monte. Anna Rosa Carissimi è una delle figlie di Pietro Carlo, storico sindaco di Sotto il Monte, dal ‘56 al ‘70 e dall’’80 all’’85, scomparso nel 2000. La familiarità con Roncalli è antica.

La moglie del sindaco è Anna Donizetti, la maestra del paese. Il fratello di Anna, Pietro, è stato compagno di quarta elementare di Angelo Giuseppe Roncalli. Il 23 settembre del ’50 il vescovo Roncalli celebra il matrimonio di Pietro Carlo e Anna. I Carissimi possiedono uno dei tre apparecchi televisivi del paese: la sera del 28 ottobre 1958 viene collocato nel cortile gremito di gente che esplode in un urlo di gioia al nome del cardinale eletto dal Conclave.

«Mio padre - ricorda Anna Rosa - andava in Vaticano ogni tre mesi. Il Papa lo chiamava Carletto. Fra loro parlavano in dialetto. Una volta che ci ha ricevuto come famiglia, Papa Giovanni mi ha rimproverato, sorridendo, perché non lo parlavo e neppure lo capivo. A volte dava l’impressione che gli pesasse di non essere solo durante le udienze. L’etichetta era molto rigida. Suo fratello Giuseppe, Usepì, diceva a Papa Giovanni: “Ti hanno messo in una bella gabbia dorata”».

«Il 25 novembre del ‘61 compiva ottant’anni. Due settimane prima, degli apparecchi militari hanno sorvolato Sotto il Monte. Dopo il compleanno, papà è stato chiamato in Vaticano. C’erano delle gigantografie del paese sparse su vari tavoli: il regalo dell’aeronautica per Giovanni XXIII che a sua volta le ha regalate al Comune. Davanti alle fotografie il Papa ha interrogato mio padre, le case ad una ad una, quelli che ci abitavano. “Che cosa è quella roba lì, che cosa c’entra”, ha chiesto naturalmente in bergamasco. Era la prima “casa Fanfani” costruita a Sotto il Monte». Carissimi ha lasciato un diario di «Ricordi giovannei».

Incontro a Castelgandolfo il 28 agosto del ‘59. Il Papa parla dei lavori nella parrocchiale e nella chiesa di Santa Maria in Brusicco, di quelli da eseguire al santuario della Madonna delle Caneve e della possibile ricostruzione del campanile. Il sindaco riferisce del contributo statale per le nuove scuole elementari e dei finanziamenti attesi per l’acquedotto e il collettore della fognatura.

Una cosa sta a cuore a Giovanni XXIII: il colle di San Giovanni con la sua torre, un fortilizio dell’anno mille trasformato in torre campanaria. Preannuncia un regalo all’amico sindaco, lo cerca ansiosamente, si fa seguire anche nella camera da letto. «Continuava - annota Carissimi - a pensare e cercare finché alzando il sottomano dello scrittoio ritrovò quanto cercava. Mi presentò un riquadro con una grande foto che riproduceva il colle e il San Giovanni ripreso dalla camera da letto di Ca’ Maitino (la residenza estiva di Roncalli - ndr). Mi disse che mi consegnava un’eredità molto importante: il S. Giovanni. “Ti raccomando non lasciarlo cadere perché è un insieme di ricordi e un’opera d’arte che tanti ci invidiano. Vedi io non potrò aiutarti, sii tu a cercare i modi e i mezzi per non ridurlo un ammasso di rovine. Sicuramente i nostri paesani ti aiuteranno perché lassù sono sepolti i nostri antenati e come bella tradizione si cercherà di far in modo che il S. Giovanni continui a dominare sul colle». 

Altre volte la conversazione fra il pontefice e il sindaco è scherzosa. Ricorda Anna Rosa Carissimi: «Il Papa gli diceva: «È stato qui quello là, piccolo e grassotello come me». Parlava di Fanfani. Un’altra volta gli ha chiesto: «Sai chi era seduto ieri dove adesso sei seduto tu?». Papà si è alzato di scatto. «La Jacqueline Kennedy», si è risposto il Papa e ha aggiunto: “E allora? E’ lo stesso”».

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