Bergamo, 17 aprile 2014 - Sarà probabilmente processato con il rito abbreviato (sconto di un terzo sulla pena finale) Pasquale Claudio Locatelli, 61 anni, di Almenno San Bartolomeo, conosciuto come “Mario di Madrid”, uno dei più grossi narcotrafficanti nel panorama internazionale, in grado di movimentare tonnellate di hascisc e cocaina, dipinto come “l’archetipo del manager della coca” nell’ultimo libro di Roberto Saviano “Zero zero zero”.

Locatelli, che dal maggio del 2010 è detenuto in Spagna, nel carcere di Cadice, è finito nei guai a Bergamo per i 917 chili di hascisc trovati il 4 marzo del 2008 in un garage di via Rosolino Pilo, nella disponibilità dell’ex carabiniere del Ros Gianfranco Benigni, considerato alle dipendenze del narcotrafficante. Ieri, davanti al gup Tino Palestra, il legale di Locatelli, l’avvocato Vito Felici, di Enna, ha formalizzato al giudice la richiesta di giudizio abbreviato, condizionato ad una serie di eccezioni preliminari che saranno discusse il 21 maggio prossimo.

Nel caso le eccezioni venissero respinte, Locatelli, collegato con il tribunale di Bergamo in videoconferenza dalla Spagna, chiederà il giudizio abbreviato, rinunciando a comparire in aula. In questo modo il palazzo di giustizia di via Borfuro non verrebbe blindato, come era stato paventato qualche mese fa, vista la caratura criminale dell’imputato. La vicenda prende il via alla fine del gennaio del 2008, quando, secondo le contestazioni, Benigni noleggia un furgone e parte alla volta di Madrid. Qui, stando alle ipotesi del pm Maria Cristina Rota, titolare dell’inchiesta, incontra Locatelli che gli affida 600chili di hascisc da portare in Italia, cellulari “puliti” con utenze spagnole e circa 3mila euro per le spese di viaggio.

L’ex Ros non sarà solo. Dario Ferraro, fratello della convivente di Locatelli, fa da staffetta su una Seat Leon, mentre su un’altra auto ci sono un uomo e una donna francesi. Il grosso dell’hascisc è sul furgone di Benigni. I 600 chili vengono stoccati nel garage di via Rosolino Pilo, a Bergamo, ma si riveleranno un “pacco”. La sostanza non è di buona qualità, perciò Locatelli, secondo gli inquirenti, avrebbe ordinato di integrarlo con 317 chili acquistati dal clan campano dei Mazzarella. Alla fine, però, la partita non verrà piazzata e una “soffiata” permetterà agli investigatori di trovare la droga nel box e di risalire a Pasquale Locatelli, grazie all’analisi dei tabulati e del traffico dei cellulari, oltre che ai dati del gps montato sul furgone noleggiato per trasferire la droga.