Bergamo, 16 aprile 2014 - Oltre 40 situazioni di dissesto idrogeologico accertate a partire dal mese di dicembre con emergenze che stanno mettendo a dura prova l’impegno dei tecnici dello Ster, l’ex Genio civile ormai da tempo confluito, appunto, nelle Sedi territoriali regionali, fra le quali quella di via XX Settembre a Bergamo. Il responsabile, Claudio Merati, non usa mezze misure per descrivere la situazione del territorio bergamasco: «Siamo di fronte a una realtà vulnerabile e ad elevata densità di popolazione. Ciò genera, da una parte, rischi elevati di fenomeni diffusi e, dall’altra, evidenti pericoli per le persone».

Un quadro tutt’altro che confortante, influenzato, secondo Merati, dalla rapida variazione delle condizioni climatiche dalla forte attività edificatrice «che in parecchi contesti, a causa di precise scelte urbanistiche, ha avuto influssi funesti su parecchie realtà» e, infine, dalla consistente diminuzione degli investimenti per la tutela del suolo. Èquest’ultimo il punto che sta più a cuore al responsabile dello Ster di Bergamo: «I trasferimenti statali sono stati praticamente azzerati — dichiara —. Quelli provinciali e comunali fanno i conti con le enormi difficoltà in cui si dibattono gli enti locali. La Regione cerca di difendersi, ma fa quello che può in un contesto segnato da grandi problematiche».

Fra le circa 40 situazioni di dissesto accertate dai responsabili dello Ster negli ultimi quattro mesi, figurano quelle relative alla strada di Castro, dove servirebbe una galleria artificiale per un importo di oltre 4 milioni di euro, al contenimento della frana di Caramondi a Brembilla (2 milioni di euro), ad interventi preventivi a Serina (1 milione e 200mila euro). In sostanza, almeno per mettere mano alle criticità di maggiore urgenza, sarebbero necessari almeno 10 milioni di euro. «Poi bisogna tenere conto delle specificità dei fenomeni — aggiunge Merati —. Le valanghe, provocate dalle abbondanti nevicate di quest’inverno in quota, non sono uguali alle frane, così come queste ultime non sono riconducibili alle cadute massi. Analogamente, anche le cause sono differenti. Questo richiede progettualità specifiche: è impossibile generalizzare». Intanto la provincia continua a fare i conti con i disagi: quelli della Val Taleggio e della Val Serina, con le strade ancora interrotte, non sono, purtroppo, che la punta di un iceberg. «L’auspicio — conclude Merati — è che la spending review permetta di recuperare risorse anche per questo tipo di investimenti».