Albino (Bergamo), 11 aprile 2014 - L’ex leader della Lega Nord Umberto Bossi è stato rinviato a giudizio dal gup Ezia Maccora con le accuse di offesa all’onore e al prestigio del capo dello Stato e vilipendio alle istituzioni, con l’aggravante della discriminazione etnica. Il processo prenderà il via il 3 febbraio 2015 davanti al collegio giudicante presieduto dal giudice Antonella Bertoja. I guai giudiziari per il Senatùr derivano dalle sue esternazioni alla Bèrghem Frecc di Albino del 20 dicembre 2011, quando s’era prodotto in uno scoppiettante comizio, condito - secondo il pm Gianluigi Dettori - da accenno di corna all’inquilino del Quirinale, ingiurie aggravate da discriminazione etnica e territoriale all’indirizzo di Napolitano e greve chiosa a sfondo sessuale ai danni del presidente del Consiglio. Bossi aveva iniziato ad avventurarsi in un ironico saluto al presidente della Repubblica e mentre da sotto il palco partivano i fischi, aveva sollevato l’indice e il mignolo della mano, un abbozzo di corna per gli inquirenti. Bossi poi aveva affermato: «Mandiamo un saluto al presidente della Repubblica. Napolitano, nomen omen (nel nome il destino, ndr), un napoletano che si chiama Napolitano. Non sapevo che fosse un terùn» (da qui l’aggravante della discriminazione etnica).

A dare il via all’inchiesta erano state le denunce di una quarantina di cittadini da tutta l’Italia (compreso il regista Ermanno Olmi) indignati dallo show bossiano. Per competenza territoriale le querele erano giunte alla Procura di Bergamo. Inizialmente il gup aveva congelato il procedimento accogliendo la richiesta del difensore di Bossi, l’avvocato Matteo Brigandì, di investire il Parlamento della possibilità di pronunciarsi sul conflitto di poteri. Ma la risposta non è ancora arrivata e quindi il gup ieri ha rinviato a giudizio l’ex leader della Lega Nord, accogliendo la richiesta del pm. Perr l’avvocato Brigandì ci troviamo nel pieno esercizio delle funzioni di parlamentare. «Ci difenderemo in aula — ha spiegato il legale — L’aggravante della discriminazione etnica? Terùn può essere considerato un insulto, ma non è un’affermazione razzista».