GORNO (Bergamo), 11 aprile 2014 - NELLA sua relazione alla Procura di Bergamo l’antropologa forense Cristina Cattaneo aggiunge lo 0,00000717 di compatibilità in più al 99,9999977 in più stabilito dagli esperti di Tor Vergata. Giuseppe Guerinoni, autista di pullman scomparso nel 1999 a 61 anni, è il padre biologico dell’assassino di Yara Gambirasio. Una certezza che si avvicina all’assoluto ottenuta lavorando su un femore di Guerinoni. Certezza solitaria nel vuoto pneumatico di tre anni e mezzo di indagini. Il figlio naturale del conducente di corriere è «ignoto 1», l’uomo, razza caucasica, che il 26 novembre del 2010 lasciò tre minuscole tracce di sangue sui leggings e gli slip della ginnasta tredicenne. Erano ancora lì, deteriorate, quando, tre mesi, dopo il corpo venne ritrovato fra le sterpagLie di un campo a Chignolo d’Isola. Il codice genetico. La «firma» dell’assassino. Il nuovo confronto è avvenuto su 27 «regioni» dei due dna, contro i 13 e poi 23 dell’esame romano. Cade ogni dubbio: l’esame Cattaneo porta la compatibilità al 99,99999987.

GORNO, cuore della Valle del Riso, 1.600 anime tranquille in Bergamasca. Guerinoni viveva qui, guidava i pullman della Sab sulla linea Bergamo-Clusone. Lunga saga che si snoda da quel campo di Chignolo e dalla discoteca «Sabbie mobili», a poche decine di metri. Vengono censiti i frequentatori. C’è un trentenne, abita a Brembate di Sopra, il paese di Yara. È del tutto estraneo, all’epoca del delitto era volontario in Perù. Si squadernano parentado e genealogia per approdare a Gorno, a uno zio che si chiamava Giuseppe Guerinoni. Ma se l’autista è scomparso da anni e i due figli maschi legittimi hanno un alibi di ferro, chi è l’assassino? Ecco allora che viene formulata l’ipotesi di un figlio illegittimo.

QUALCHE guglia delle Alpi Orobie è ancora innevata. Gorno è paese di miniere e minatori. Il cognome Guerinoni ricorre per 125 volte all’anagrafe. Ci vive Vittoria, sorella di Giuseppe. Fra sé e il cronista alza una cortina di «So mia», non so, inframezzati dai «Pota» dell’intercalare orobico, e da parole di pietà per la povera «sceta», la bambina Yara. Per mesi Gorno e la valle sono terra di raccolta di campioni salivari per i dna da mettere a confronto con quello del killer. «Di noi — dice Maria, borsa della spesa in mano — conoscono fino le ossa. Hanno prelevato il campione anche a un amico di mio marito che ha novant’anni e dopo un ictus non riesce a muoversi». Alla ricerca di un uomo. Alla ricerca di una donna, la madre dell’assassino. Caccia alle streghe senza riuscire a individuare la strega giusta. Una peccatrice e il figlio del peccato, Carolina Invernizio e il Trovatore, bambini abbandonati e orfani infelici. La snaturata che si libera del suo piccolo o la vecchia mamma che non smette di coprire il figlio assassino.
Negli anni ’60 c’era un posto a Ponte Selva, dove si ballava e si poteva anche rimorchiare, si chiamava Park Hotel, oggi è una discoteca. I figli della colpa erano accolti alla Casa dell’Orfano a Ponte Nossa, dove i registri dell’epoca non esistono più. Per mesi piccole comunità e vallate anguste ronzano come alveari. Chi indaga rivitalizza la memoria presbite degli anziani, raccoglie anche il pettegolezzo più minuto. La donna dell’enigma oggi è una vamp paesana dalla capigliatura color fiamma, domani una ingenua pastorella. Gli amici di Guerinoni ci mettono del loro. Vincenzo Bigoni, ex autista e collega, racconta che nel 1961 o giù di lì il Giuseppe gli confidò di avere messo nei guai una ragazza di San Lorenzo di Rovetta. Carabinieri e polizia passano al setaccio i 1.500 abitanti. Negativi i primi 400 prelievi su stupefatte signore, ne vengono subito programmati altrettanti. Un’occasione golosa per le malelingue che individuano la fidanzata segreta dell’autista in una signora di 75 anni, convocata in caserma a Bergamo e interrogata.

OGGI è tornata la quiete. «E se la donna se ne fosse andata?», si chiede un vecchio alpino seduto al bar con le carte in mano. Ma anche quelle che si sono allontanate dal paese sono state rintracciate e ascoltate.
Attraverso i registri dell’Inps sono state identificate altre 700 donne bergamasche che hanno soggiornato a Salice Terme, dove anche Guerinoni era solito recarsi una volta l’anno. È la «pista Gorno». L’unica sopravvissuta alle altre nel mistero grande di Yara Gambirasio.