Bergamo, 23 gennaio 2014 - Continua a far discutere la tragedia di Chiuduno dell’8 settembre scorso, dove perse la vita la dottoressa di Trescore Balneario Eleonora Cantamessa, travolta e uccisa da un’auto condotta da un immigrato indiano, Vicky Vicky, 25 anni, mentre era ferma a terra a soccorrere il fratello del conducente della vettura, Baldev Kumar, rimasto ferito al termine di una rissa con alcuni connazionali appartenenti ad un clan rivale.

Una rissa, secondo i carabinieri che indagano sulla vicenda, scaturita nell’ambito dello sfruttamento dei braccianti agricoli: una guerra silenziosa che da anni si combatte nella Bergamasca, non immune dal fenomeno del caporalato nell’agricoltura, che spinge gli immigrati disoccupati e clandestini a lavorare “a chiamata”, per pochi euro al giorno. Un clima che logora i rapporti, anche perchè dietro questo racket ci sono diversi registi - spesso connazionali degli stessi braccianti sfruttati - che si fanno concorrenza tra loro.

Proprio per combattere questo fenomeno, domani i delegati di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil daranno vita a una riunione dei direttivi unitari, in programma alle 10 alla Casa del Giovane, per dotare le tre organizzazioni sindacali dei lavoratori agricoli di Bergamo di «un codice etico che impegni i propri iscritti e rigetti in modo categorico la diffusione di forme di illegalità, in particolare nella gestione del mercato del lavoro e dei permessi di soggiorno».

«Tra le cause che sono alla base dei gravi fatti di Chiuduno dell’8 settembre — sottolineano Cgil, Cisl e Uil — sembra esserci una dinamica di sfruttamento del lavoro nel settore agricolo. Questa situazione ci porta a condividere in modo deciso una posizione che ci permetta di governare al meglio questa fase complicata di cambiamento e di difficoltà».

«Il momento di grande crisi che sta attraversando la nostra provincia — si legge nel documento che i delegati saranno chiamati a valutare ed approvare — che negli ultimi anni ha portato alla perdita di numerosi posti di lavoro, ha avvicinato al settore agroalimentare centinaia di persone alla ricerca di una nuova occupazione. Molte persone, perlopiù immigrati, hanno trovato in questo modo opportunità di lavoro. Il rischio, con le difficoltà innescate dalla crisi economica, è che si crei una competizione tra lavoratori difficilmente gestibile, dove forme di illegalità possono trovare terreno fertile, con situazioni che possono degenerare, fino a forme di sfruttamento e di caporalato».