Bolgare (Bergamo), 21 gennaio 2014 - Colpo di scena nell’inchiesta sulla sparatoria avvenuta nella notte tra il 23 e il 24 novembre a Bolgare, a seguito della quale era morto un albanese di 26 anni, Bushi Behexhed, incensurato, colpito sotto la scapola sinistra dal proiettile esploso da un carabiniere del Nucleo Radiomobile di Bergamo dopo che la vittima, al volante di una Mercedes (rubata a Martinengo) con due complici, non si era fermato ad un posto di blocco. Proseguendo la corsa l’auto aveva investito il militare, colpendolo ad un ginocchio. I fuggitivi, secondo le contestazioni, poco prima avevano messo a segno un colpo al bar ”In Piazza” di Villongo, rubando una slot machine.

Gli esami effettuati dal Ris hanno stabilito che a sparare il colpo mortale non sarebbe stato il carabiniere investito dall’auto, come si era pensato all’inizio dell’indagine, ma un suo collega, sempre del Nucleo Radiomobile di Bergamo, che al momento della sparatoria si trovava posizionato in strada, sul lato sinistro della Mercedes che gli è sfrecciata a fianco. Gli specialisti del Ris sono arrivati a questa conclusione confrontando le rigature del proiettile. Per quanto riguarda l’indagine del pm Giancarlo Mancusi, comunque, poco cambia: l’ipotesi di reato rimane sempre quella di omicidio colposo e eccesso colposo di legittima difesa e riguarda i due carabinieri in questione e un collega, che quella notte era con loro al posto di blocco.

Il colpo che ha provocato la morte di Bushi Behexhed è l’unico che è stato sparato contro la Mercedes; gli altri sono stati sparati dai militari in alto. Tutto era cominciato alle 2,30 della notte. Una pattuglia dei carabinieri di Grumello stava inseguendo la Mercedes, che giunta al rondò della Paloscana a Bolgare, si era imbattutta nel posto di blocco. Bushi era ripartito di colpo e aveva investito uno dei militari. Cadendo il carabinere aveva fatto partire un colpo, che è sempre stato ritenuto quello mortale. La vettura si era poi schiantata contro un cartello stradale. I due complici del 26enne erano riusciti a scappare nei campi circostanti.

di Michele Andreucci