Bolgare, 31 dicembre 2013 - La rotonda della sparatoria è lontana un paio di chilometri dal centro di Bolgare. La si raggiunge svoltando a sinistra, lungo la strada che corre come un rettilineo interrotto da rotatorie dall’uscita autostradale di Grumello (Milano-Venezia). Ad illuminare i momenti concitati in cui dall’arma di un carabiniere partì il proiettile fatale per un albanese di 27 anni, fermato al posto di blocco dopo il furto di slot machine, ci sono ancora esili lampioni disposti lungo tutta la circonferenza della rotatoria. Era la notte del 23 novembre. Se la ricordano bene, in un paese di poco meno di 6mila abitanti che si è scoperto improvvisamente numeroso.

La fila al gazebo che ha ospitato la raccolta firme a sostegno dei tre carabinieri indagati per omicidio colposo ed eccesso colposo di legittima difesa è un ricordo ancora vivo nelle fotografie pubblicate sulla pagina Facebook del sindaco, un giovane amministratore che ha chiamato a raccolta il suo popolo: «È importante che si capisca da che parte stare. Le forze dell’ordine arrestano i ladri e di frequente si vedono costrette a rilasciarli in libertà il giorno successivo, mandando all’aria il lavoro fatto in molti mesi di indagini e spesso rischiando la propria vita», spiega Luca Serughetti (Lega Nord).

Bolgare ha risposto a suon di firme. Più di 2mila. «Le abbiamo consegnate all’Associazione dei carabinieri in congedo di Grumello», fa sapere l’assessore alle politiche sociali, Stefano Foglieni. «Sono arrivati da tutta la provincia per aderire. Da Torre Boldone, da Bergamo. Segno di un malessere diffuso».

Un caffè nella centralissima piazza Vittorio Veneto lo conferma. Sulla sinistra del bancone del bar Incontri c’è un angolo vuoto sulla parete lilla. «C’erano le slot machine. Le hanno rubate due volte in un anno, non le mettiamo più», racconta Debora. Non è bastato neppure murarle. Nella «Lavasecco» che da 39 anni si affaccia sulla piazza e che anni fa lavava anche le divise dell’Arma ci si protegge da un senso di insicurezza diffuso. «Dopo le 17,30 mi chiudo dentro», non nasconde la titolare. «I furti sono in aumento, non solo qui. Durante la messa domenicale le case vengono ripulite. Settimana scorsa so di un autista di un autobus che al termine del turno si stava facendo una doccia. I ladri ne hanno approfittato. Due anni fa, è entrato in lavanderia un ragazzo con un foglio bianco nella mano. Tremava. Stavo telefonando a mio figlio, ho appoggiato il telefono e me l’ha rubato. Come si può condannare un carabiniere che rischia la vita per fermare un ladro?».

Carlo Cometti, pensionato, dice di aver firmato perché «è assurdo dare la colpa a chi fa il proprio lavoro. Se avesse sparato il ladro?». Chi non ha firmato è pronto comunque ad appoggiare l’Arma. «Ho un’attività di rame che dà lavoro a 300 persone: tra furti subìti e tentati ormai ne conto più di venti», racconta un imprenditore al tavolo del bar-ricevitoria Cristina Caffè. «Ultimamente entrano per rubare anche piccole quantità. Non sono organizzati, agiscono come ladri di galline. Combinano disastri perché oggi il rame da rottame lo pagano ancora 4 euro al chilo. Capisce? E siamo qui a parlare di un carabiniere che rischia di essere condannato? Cosa significa eccesso di legittima difesa? Se si ha un’arma in casa e ci sono figli e moglie da difendere, c’è un limite da non superare per difendersi? Fin dove è legittimo?».