Cazzano Sant'Andrea, 10 settembre 2013 - Un'auto capottata dopo un volo pauroso e lo schianto sulla ringhiera di una villa a Cazzano Sant’Andrea. Prende fuoco. Qualche attimo ancora. Poi le fiamme avvolgeranno la Mercedes Slk coupè e bruceranno due vite. Giordano Lanfranchi, venticinquenne di Gandino, è privo di sensi, rannicchiato al posto di guida dell’auto di papà. La fidanzata Stefania Pacchiana, 22 anni, di Nembro, è ancora agganciata con le cinture di sicurezza. Non ha perduto coscienza, guarda le fiamme con gli occhi dilatati dal terrore. In Valle Seriana si profila un tragico sabato sera.

Li salvano due angeli. Angeli di oggi, angeli bergamaschi. Non volano sbattendo le alucce ma in motorino. Hanno la morosa e facce da ragazzi bravi e svegli. Jacopo Caccia ha 18 anni, sta rientando a Cazzano alla guida dello scooter perché la patente è un sogno ancora da realizzare. Papà disoccupato, mamma commessa in un negozio di confezioni, ha appena trovato impiego in una ditta di progettazione e costruzione stampi a Casnigo.

«Ero stato in un bar di Casnigo con la mia ragazza. Allo stop di via Aldo Moro ho visto questa sagoma che neanche sembrava un’auto rovesciata. C’è stata una fiammata. Solo allora ho capito che si trattava di un’automobile con dentro due ragazzi. Ho iniziato a chiedere aiuto a quelli che si erano fermati prima di me. Sono riuscito a tirare fuori la ragazza. Il ragazzo era in fondo. Sono entrato con tutto il dorso, ma era svenuto e pesava».

Qui ci vuole un altro angelo. Eccolo. Nicola Bertasa ha 20 anni, lavorava come imbianchino prima che la ditta chiudesse lasciandolo a casa. Da angelo moderno, guida una Renault Megane, gli piace la moto e gioca da portiere nella squadra di calcio dell’oratorio di Leffe.

«Ero con la mia ragazza e una coppia di amici. Stavo per ripartire dallo stop di via Aldo Moro quando abbiamo sentito un tonfo, un rumore assurdo. La Mercedes aveva fatto un balzo verso l’alto. Se fossi stato più vicino mi avrebbe centrato. Ho innestato la retromarcia e mi sono fermato con le quattro frecce. Intanto dicevo alla ragazza e agli amici di chiamare il 118. Ho visto il proprietario della villetta che usciva. Gli ho chiesto una canna da giardino perché intanto l’auto aveva preso fuoco sul davanti. Gridavo a tutti di stare indietro. La ragazza era già fuori, parlava anche se a fatica. Jacopo gridava aiuto per portare fuori il ragazzo. Insieme ci siamo riusciti. Ho riconosciuto subito Giordano, eravamo stati nella stessa compagnia».

«Sfortunata la nazione che ha bisogno di eroi», scriveva Brecht. Ma i ragazzi delle valli orobiche sono troppo seri e concreti. Dice Jacopo: «Se non lo avessi fatto io lo avrebbe fatto qualcun altro. Sono un timido, anche se i ringraziamenti mi fanno piacere e questa pubblicità non mi disturba. Questo pomeriggio alle due torno in azienda. E’ il mio terzo giorno di lavoro». Echeggia Nicola: «Ho incominciato a realizzare quando ho visto arrivare le televisioni. Non sono un eroe. Penso di avere fatto la cosa giusta. C’erano una decina di persone, gridavano di non andare perché l’auto poteva esplodere. Invece la gente non deve avere paura. Nella vita qualche volta bisogna rischiare».

Gabriele Moroni
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