di Giuseppe Purcaro

Bergamo, 10 settembre 2013 - «Sarebbero bastati solo un po’ più di dialogo e informazione, e qualche parola per rassicurare i genitori di quei bambini lasciati soli con le loro paure. Eppure le insegnanti che lavorano nel plesso di Corti sono tra le più preparare a insegnare con gli stranieri: lo fanno da 14 anni. E tra l’altro, scegliendo altri plessi di Costa Volpino anziché quello di Corti, temo che i genitori ci abbiano pure rimesso». Elena Bernardini, funzionaria nella segretaria della Fla Cgil di Bergamo (la Federazione dei lavoratori della conoscenza), quella realtà la conosce bene visto che fino a 5 anni fa era insegnante di scuola elementare proprio nell’istituto comprensivo di Costa Volpino.

E per questo motivo ha potuto seguire la crescita dell’immigrazione nel paese camuno fin dalle origini. «La prima ondata migratoria è a metà degli anni Novanta e per questo le colleghe che lavorano in quella realtà si sono attrezzate da subito preparandosi a fare didattica con classi miste — spiega Bernardini —. Quindi i timori per la resa didattica non ce ne sono. E poi si tratta di bambini nati in Italia, quindi che parlano l’italiano, non da alfabetizzare. E bambini che hanno convissuto con quelli italiani già nella scuola dell’infanzia. Per la questioni dei compiti a casa sollevata da alcuni genitori (le mamme italiane paventano difficoltà a farseli passare dalle mamme marocchine nda), basta dire che le colleghe di Corti si sono attrezzate per ovviare a questa eventuale difficoltà. E poi le famiglie dei 7 bimbi italiani ci hanno rimesso iscrivendo i figli altrove».

Perché? «A Corti c’è un tempo scuola più interessante e negli altri plessi si possono ritrovare con classi di 27 alunni, e quindi più numerose». Per poi aggiungere: «È stata una lenta mancanza di fiducia nella scuola, nella sua capacità di gestire classi con tanti stranieri, segno che sull’integrazione occorre più lavorare sui genitori che sui bambini. Forse un plesso unico e meno plessi sparsi eviterebbe situazioni simili».

Pur promuovendo la politica scolastica adottata a Costa Volpino dalla dirigenza e dal Comune, anche Tobia Sertori, della segreteria provinciale Flc Cgil, propone che unificare plessi eviterebbe situazioni simili a quella di Corti. «A Zingonia ci sono situazioni ben più eclatanti che a Corti — dice — con il 30% o 40 % di alunni stranieri, anche se alfabetizzati. A Costa Volpino c’è un ottimo sportello stranieri, buoni livelli di preparazione degli insegnanti. Il problema sono gli alunni che arrivano dai paesi d’origine e che non conoscono l’italiano. Non quelli nati qui. In questo caso era importante il ruolo delle compresenze per seguire questi bambini, compresenze che i tagli alla scuola hanno cancellato. Comunque il razzismo non c’entra nulla. Sono tante piccole paure, del diverso, di essere in minoranza che alla fine hanno portato i genitori a togliere i loro bambini da quella classe».